The young Pope. Commento di Erika Frevola

The young Pope


 

Commento di Erika Frevola

 

The Young Pope è una serie televisiva mandata in onda nell’autunno del 2016 per la regia di Paolo Sorrentino. Lenny Belardo, il protagonista della serie, impersona il Papa, Pio XIII, frutto della fantasia del regista. Nella prima scena il Papa emerge da uno stuolo di corpi di bambini piccoli. Immagine significativa in quanto dà il senso di come tutta la storia di questo personaggio sarà influenzata dalle sue parti infantili traumatizzate. Lenny Belardo è un orfano, abbandonato quando aveva otto anni dai suoi genitori presso un orfanotrofio, dove Mary, una giovane suora, lo accoglierà e si prenderà cura di lui.

 

Il Pontefice rappresenta una figura estremamente contraddittoria, spinto sempre nella vita dalla ricerca dei suoi genitori, ricerca interiore che influenzerà ogni sua azione. Emerge come le scelte del suo pontificato e la sua fede in Dio siano strettamente correlate con la sua condizione di “orfano” che rimane pregnante dentro di sé. Il doloroso senso di un vissuto di abbandono lo spinge verso un Dio padre dal quale talvolta si sente abbandonato. L’atteggiamento conservatore e talvolta rigido che caratterizza il suo pontificato sembra frutto del bisogno di aderire ad un’immagine di Dio padre a volte rigida e persecutoria, forse proprio quella di un padre abbandonico, come è realmente successo nella sua infanzia. Il protagonista è consapevole della contraddizione interiore che vive…: “io sono la contraddizione come Dio uno e trino, vergine e madre, come l’uomo buono e cattivo”. Nella prima puntata il Papa sogna di fare un discorso ai fedeli in cui emerge fortemente un’idea di libertà di pensiero e di costumi che sembrano essere molto progressiste, ma tutto ciò sarà antitetico alle idee sostenute durante il pontificato che sono estremamente rigide e conservatrici. Emerge come da una parte ci sia il bisogno di libertà e di apertura, ma dall’altra anche il timore di non essere adeguatamente aderente ad un’immagine di Dio abbandonica e persecutoria che porta ad un forte irrigidimento del suo pensiero e del suo sentire. E’ come se durante la crescita, quest’uomo avesse interiorizzato un Super Io particolarmente rigido, forse anche legato ad un forte senso di colpa per essere stato un bambino “cattivo” e perciò oggetto di abbandono. Interessanti sono le parole del Papa che, parlando di sé, dice: “Dio mi ha abbandonato poco prima di iniziare a vivere” che denotano il costante intreccio tra il bisogno del Papa di ritrovare i suoi genitori e il tendere alla ricerca di Dio. Lo scoramento per la ricerca di un padre terreno si riflette talvolta nel vacillare della sua fede: “Io guardo da per tutto, ma non vedo Dio, perché non vedo mio padre e mia madre, nessuno mi ama e mi aspetto qualsiasi nefandezza da tutte le persone”. Emerge, sin dalla prima puntata nel dialogo che ha con un’anziana suora, che gli fa da cuoca e che appare informale e calorosa nei suoi riguardi, il bisogno di quest’uomo di mettere una distanza nei rapporti interpersonali. Il Papa dice che per lui i rapporti amichevoli sono pericolosi, mentre quelli formali hanno regole scolpite nella pietra. Anche il rapporto con il suo padre spirituale, il Cardinal Spencer, si incrina in quanto quest’ultimo avrebbe voluto essere Papa al posto di Belardo; ci saranno molti scontri tra loro, che si appianeranno gradualmente. Nella seconda puntata si assiste al primo vero discorso del Papa ai fedeli in cui non vuole mostrarsi ai loro occhi. Ci si chiede quanto l’assenza di un’immagine paterna sostituita da un’immagine di un paterno rigido e abbandonico, abbia portato il papa ad identificarsi ad un padre della Chiesa assente, silente e persecutorio anche nei confronti dei fedeli. Nello stesso tempo esiste anche il bisogno di un padre interno al quale rimanere legato che porta il Papa ad acquisire una rigidità ed acquiescenza esclusiva verso il paterno, “la mente e il cuore devono essere occupati solo da Dio, il dolore dell’amancipazione è lancinante, si diventa soli e vagabondi”. E’ proprio questo senso di solitudine, che si intravede nel vissuto del Papa, che lo porta ad una ricerca estenuante del padre terreno e celeste.

 

L’idea basilare del pontificato di papa Pio XIII si basa sull’idea che “L’assenza è presenza e base del mistero”, si pensa a come il costante senso di vuoto che pervade la vita di quest’uomo lo abbia portato ad appagare, mediante “l’allucinazione”, il suo desiderio come si intravede dai continui flashback che ha dei suoi genitori, ma anche dall’introiezione di oggetti interni che hanno saturato in parte il suo vissuto abbandonico. Il quadro di “Maddalena Ventura con il marito e il figlio” di Jusepe de Ribera, che rappresenta l’immagine di un uomo che allatta un bambino, ci aiuta a comprendere come il Papa abbia cercato di sopperire alla mancanza di un seno nutriente con un oggetto interno buono: il padre celeste che allatta e nutre. La forte ambivalenza verso l’oggetto abbandonico che proprio perché si nega diviene persecutorio, lo porta talvolta a mettere in atto dei meccanismi riparativi. Si assiste talvolta ad una vera scissione tra atteggiamenti persecutori da parte del Papa, come le leggi del suo pontificato contro i preti gay o contro l’aborto, a momenti in cui si assiste ad una grande umanità e capacità di sintonizzarsi con l’altro e con i suoi bisogni tanto da essere considerato un Santo. Da una parte si può pensare a come le angosce paranoiche verso un oggetto persecutorio lo portino a mettere in atto dei comportamenti di estrema rigidità che hanno la funzione di neutralizzare le angosce persecutorie, dall’altra il suo atteggiamento estremamente caritatevole verso alcuni personaggi, come nel caso della giovane donna sterile desiderosa di avere un figlio, sembra esprimere pulsioni d’amore prive di qualsiasi ambivalenza.

 

La dedizione totale a Dio, come oggetto interno che sopperisce alle mancanze, rappresenta una difesa rispetto ai legami con gli uomini dal quale Pio XIII ha sentito di essere rifiutato “Io amo Dio perché è troppo doloroso amare gli uomini, amo un Dio che non mi lascia mai o che mi lascia sempre, Dio o l’assenza di Dio, ma è sempre rassicurante e definitiva, ho rinunciato a qualsiasi uomo o donna, perché non voglio soffrire, non voglio sopportare lo struggimento dell’amore”.

 

Nonostante ciò, durante le puntate, si assisterà ad un ammorbidimento delle posizioni del Papa; alcuni legami significativi come quella con il Vescovo Gutierrez, persona di spiccata sensibilità e fragilità, l’incontro con una donna alla ricerca della maternità avuta grazie alle preghiere del Papa, lo porteranno a prendersi cura delle loro fragilità e indirettamente anche delle proprie. Colpisce che la serie di miracoli che vengono compiuti da Pio XIII riguardino direttamente o indirettamente sempre bambini: salva la madre di un suo amico quando era piccolo per non farlo rimanere orfano, fa rimanere incinta una donna che desidera ardentemente un figlio, fa morire una suora che dirige un campo in Africa e in cui maltratta soprattutto i bambini che ospita. La dedizione verso l’infanzia da parte del Papa fa pensare al suo bisogno di lenire le sofferenze di un Sé bambino che non si è mai sentito tale, quando dice: “l’infanzia mi aveva abbandonato”.

 

La serie termina con il discorso del Papa a Venezia, città dove crede stiano i suoi genitori, nel quale si mostra alla folla e riferisce che Dio non chiacchiera e non conforta; Dio è il padre assente, che ha sempre cercato disperatamente dentro di sé. Durante il discorso il Papa vede una coppia che crede essere quella dei suoi genitori. Quando improvvisamente la coppia si allontana, il Papa ha un forte malore, è impossibile poter tollerare nuovamente il dolore di un abbandono riperpetuato e mai del tutto elaborato.

 

 

03/02/2018

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