Everything now - Commento di Camilla Oliveti ed Elena Visalli
Commento di Camilla Oliveti ed Elena Visalli Everything Now creata da Ripley Parker, è una serie tv britannica apparsa su Netflix nell’ottobre 2023, composta da 8 episodi di 45-50 minuti ciascuno. Il tema centrale attorno al quale i diversi episodi si svolgono è il disturbo alimentare di una giovane ragazza di 16 anni, Mia Polanco, da poco dimessa da un ricovero di 7 mesi in una clinica specializzata. Il tema menzionato ben presto si rivela essere il centro di un complesso sistema di significati che permette di guardare tale disturbo accostandosi alle molteplici sfaccettature che in esso si organizzano. In tal modo, lo spettatore può entrare nella fitta diramazione della narrazione, che partendo dal disturbo alimentare della protagonista, arriva a toccare le diverse tematiche che interessano l’adolescenza, allargando la prospettiva attraverso lo sguardo e i vissuti dei familiari e degli amici di Mia. In questo modo, grazie al taglio scelto dal regista, diviene possibile per lo spettatore avvicinarsi al mondo degli adolescenti di oggi. Il primo episodio si apre con la dimissione di Mia da una clinica per il trattamento di disturbi alimentari, a seguito della quale la ragazza viene accolta dalla famiglia con una festa organizzata per il suo rientro. Da subito, lo spettatore si trova calato nel doppio livello di realtà che vive la protagonista, connotato da una dimensione esterna oggettiva, che è perennemente in contrasto con i vissuti della giovane Mia, e il pensiero della stessa, reso esplicito da una seconda narrazione che si sovrappone a quella principale. La possibilità che il regista concede a chi assiste alle varie vicende di Mia è proprio questa: entrare e ascoltare ciò che dentro alla ragazza si muove e configge (emozioni, pensieri, dubbi, paure), o meglio, ciò che rimane nascosto dalla relazione con l’altro. A tal riguardo, la scelta della famiglia di accogliere Mia con una festa e con una grande torta a lei offerta, pone la protagonista in una posizione di scacco, rivelando la mancanza di sintonizzazione da parte dei famigliari circa il complesso processo di “guarigione”, che viene, in questo caso, eguagliato alla percezione di un corpo più sano. Infatti, il solo pensiero di dover mangiare la torta e di assecondare le aspettative degli altri rispetto al suo migliore stato di salute, permette di far emergere la traccia, ancora presente, di pensieri e dinamiche “patologici” che persistono in Mia. Le complessità relative al disturbo alimentare, nei successivi episodi, vengono affiancate ad un’altra criticità incontrata dalla protagonista, ovvero quella di far comunicare un passato problematico con un presente che, nel corso di 7 mesi è cambiato molto. Mia infatti tornando a casa, a scuola e rincontrando i suoi amici, sembra subire il peso di questa nuova configurazione della realtà, che è stata necessariamente segnata dalla sua identità anoressica. Sembrerebbe come se il tempo della malattia e quello della presunta guarigione potessero considerarsi separati ed indipendenti. Infatti, Mia tenta fin dal principio di collocarsi nel presente, costruendosi come nuovo soggetto, che niente ha più a che fare con il disturbo, nel tentativo di sfuggire all’identità totalizzante di persona malata. Per far fronte a tali spinte, Mia crea una “F***-it Bucket List” in cui vengono elencate diverse esperienze da recuperare, tra cui: avere un primo bacio, perdere la propria verginità, fidanzarsi, fumare, ubriacarsi… In un certo senso, la lista sembrerebbe concretizzare il bisogno di sentirsi alla pari con quanto è avvenuto nel “mondo esterno”, quando lei era occupata nella gestione del proprio disturbo alimentare; tuttavia, sembrerebbe al contempo che Mia, alle prese con un percorso di cura ancora in atto, si stia domandando quali siano i propri desideri, dando per la prima volta spazio ad esperienze più spontanee e “rischiose”, che prediligono il dare voce a bisogni più istintuali di un corpo sessuato ed adolescente. Secondo molti, l’adolescenza può essere paragonata ad una seconda nascita, la quale si caratterizza con un corpo che si presenta alla mente, piuttosto che con una mente che nasce per contenere il corpo. La rinascita adolescenziale di Mia risulta tanto più complicata, considerando la presenza di frequenti irruzioni di ricordi passati e talvolta di ricadute connotate dal ricorso a modalità alimentari restrittive e condotte espulsive. Quest’ultime vengono spesso nascoste o omesse da Mia, che si ritrova a mentire non solo rispetto al proprio stato di salute, ma anche circa i propri vissuti e sentimenti. Il disturbo alimentare si mostra quindi anche come potente riorganizzatore della rete di affetti e di relazioni che circondano Mia, ripercuotendosi con severità sulla vita e le scelte dei familiari e degli amici. In un certo senso, sembra che tutti si facciano carico di un mandato di protezione, che induce a impegnarsi costantemente a difendere la protagonista, omettendo delle informazioni della realtà esterna (ad esempio il divorzio o la relazione amorosa tra gli amici), o vivendo le proprie vite nell’ombra del disturbo. Tuttavia, lo stesso coinvolgimento e protezione, diventano ragione di grandi scoppi di ira da parte della protagonista, la quale in diverse occasioni, mostra degli aspetti taglienti ed aggressivi della sua personalità, che distruggono tutto ciò che la circonda. Sembrerebbe che gli stessi movimenti rigidi e svalutanti che emergono in determinate circostanze, siano gli stessi che poi entrano in gioco sul corpo di Mia, ripercuotendosi infine anche sulla propria autostima. Le diverse vicende narrate nel corso degli episodi, permettono quindi di accostarsi alle numerose difficoltà vissute da Mia. In particolare, la protagonista si mostra occupata nel tentativo di rinunciare ai meccanismi legati al controllo di sé e dell’ambiente, che invece inizialmente sembrano per lei irrinunciabili. In tali sforzi, risulta altresì chiara l’ambivalenza legata alla sua identità anoressica, la quale è al contempo fonte di profondo disagio, così come di vantaggi e di attenzioni. Parte integrante della narrazione sono anche gli amici con i quali Mia condivide, a suo modo, l’esperienza di crescita. Come nella funzione di un coro, tali personaggi, amplificano e a volte intensificano ancor più il ritmo veloce, di cui tutto sembra connotarsi. La sessualità e il corpo, come sopra accennato, irrompono nella quotidianità di questi adolescenti, rendendo meno sicure le relazioni, esponendo a diversi rischi e modificando i rapporti. Questo accade ad esempio con due degli amici più stretti di Mia, Cam e Becca, che hanno una relazione che fatica a definirsi, poiché influenzata dalla pressione sociale a non avere un rapporto sentimentale esclusivo. Will, invece, un altro ragazzo del gruppo, vive il dolore di dover far combaciare l’identità socialmente più accettabile, di un ragazzo che vive in maniera estroversa ed esplicita la propria sessualità, con quella, più connessa al suo intimo modo di sentire ed essere, che riesce ad approcciarsi all’altro solo dopo che si instauri un legame personale. In aggiunta a tutte le vicende menzionate, Mia si innamora di una ragazza, Carlie, per cui perde la testa nel tentativo di farla sua. In tal modo la protagonista, riprendendo una metafora utilizzata da lei stessa, scopre il bisogno di avere “un oggetto che possa splendere su di lei e riscaldarla”, che le conferisca un valore e una bellezza che altrimenti sente di non avere. La simbologia del sole viene ripresa dalla protagonista per parlare della madre, donna stimata e adorata da tutti, ma che ha sempre avuto una visione semplicistica della figlia e delle sue difficoltà, tenendosene fuori. Mia, sente di non essere nelle grazie della madre, e quindi di non poter godere dei suoi raggi caldi e luminosi, finendo per vivere nella sua ombra. L’atteggiamento marginale della madre lascia spazio al padre di Mia, che si trova a coprire invece il ruolo del genitore comprensivo ed accogliente. Nel complesso, il corpo di Mia viene più volte posto al centro di queste dinamiche relazionali, sottolineandone l’inadeguatezza nelle situazioni di vicinanza con l’altro. Di particolare complessità sembra essere il mostrare il proprio corpo e l’essere toccata, poiché questo mette in primo piano la consapevolezza della protagonista che la perdita di peso non porta il corpo ad essere invisibile, bensì macroscopico nel suo essere danneggiato (capelli sfibrati, unghie rotte, eruzioni cutanee, ecc.). Tali difficoltà sembrano dispiegarsi, sino al momento in cui, essendo tornato il ciclo mestruale, Mia si trova a dover gestire la vittoria, così come la sconfitta, legate all’ambivalenza dello stare meglio, che significa certamente stare in salute, ma anche il non esser riuscita a far trionfare l’anoressia, fino alla morte.
27/04/2025