Lady Bird. Commento di Anna Vantaggio

Lady Bird. Regia di Greta Gerwing, 2017

 

Commento di Anna Vantaggio

 

“Me ne devo andare da Sacramento”, “E perché?”, “Perché stare qui uccide l’anima!”.

Sono le parole di Christine, la caparbia protagonista di Lady Bird, film del 2017 scritto e diretto da Greta Gerwing, mentre spiega ad una sua compagna di scuola il perché della decisione di voler andare via dalla sua città d’origine. La frase del film sembra rappresentare il cuore pulsante dell’intera pellicola: tutta la trama orbita intorno al fervente desiderio di Christine di trasferirsi a New York.

 

Christine è una ragazza di 17 anni che ha deciso di farsi chiamare Lady Bird, perché odia il nome che è stato scelto per lei alla nascita. Odia Sacramento, la città in cui è nata e cresciuta. Odia la scuola cattolica che frequenta e nella quale sta per diplomarsi. Odia la madre quando la mette di fronte ad un futuro già scritto che lei dovrebbe solo accettare. Invece Christine immagina la sua vita oltre Sacramento e vorrebbe trasferirsi a New York, nonostante sulla città incomba la minaccia del terrorismo dopo l’attentato alle Twin Towers.

 

Fin dalle prime battute, la protagonista si mostra vitale e determinata nel suo obiettivo, in aperto conflitto con la madre e con le Istituzioni che invece - come afferma l’orientatrice durante un colloquio a scuola per la scelta dell’Università - la vorrebbero solo aiutare a stare con i piedi per terra. In realtà, la giovane si sente “invitata” a tenere imbrigliato il suo irrefrenabile desiderio dell’altrove, non potendo tollerare ciò che le viene in qualche modo richiesto: evocativa in tal senso è proprio una delle scene iniziali, quella durante la quale si vede Lady Bird lanciarsi fuori dalla macchina in corsa per non sentire più i continui richiami della madre al destino che l’attende, insieme al sottostante rimprovero per aver interrotto – con le sue idee strampalate - il clima di condivisione che fino a quel momento le teneva vicine e unite. Ne esce con un braccio fratturato, ma non sarà di certo questo a fermarla: Lady Bird vuole andare a studiare a New York.

 

Spinta da questa sua volontà, comincerà ad uscire dall’anonimato nel quale si era rifugiata fino a quel momento, provando ad accumulare i crediti extracurriculari necessari per concludere al meglio l’anno scolastico e che tanto pesano al momento dell’iscrizione all’Università.

 

Lo spettatore comincerà ad assistere ad una serie di bizzarri tentativi di Lady Bird di guadagnarsi una maggiore visibilità: cercherà di farsi assegnare una parte nella compagnia teatrale della scuola, così come proverà in ogni modo a migliorare il suo profilo scolastico. Comincerà anche a fare alleanze con i compagni più in vista della scuola, sempre con l’obiettivo di procurarsi una maggiore porzione di popolarità che provi a lenire l’imbarazzo di uscire dall’anonimato, anche a costo di tradire la fiducia della sua migliore amica.

 

Altrettanto tradita si sente la madre, la quale proprio non può sentir parlare dell’intenzione della figlia di andar via. Proverà in ogni modo a dissuaderla, insinuandole il dubbio di non potercela fare e rinfacciandole i sacrifici che sia lei sia il padre – oramai disoccupato – hanno fatto e continuano a fare per mantenerla. Offesa e umiliata, Lady Bird chiede a quanto ammonti la cifra che hanno speso per crescerla, ma la madre cinicamente conclude che lei di certo non riuscirà a trovare un lavoro così importante che le consenta di ripagare il debito. Lady Bird è profondamente amareggiata, perché il duro disappunto della madre non le lascia la possibilità di condividere il suo bisogno di emancipazione.

 

Nessuno sembra riuscire a comprenderla. Nessuno tranne il padre, il quale - silenziosamente e nonostante una depressione che pare avergli tolto ogni speranza di rialzarsi - decide di appoggiare la figlia e di aiutarla a realizzare il suo sogno. Padre e figlia si abbracciano e decidono di tenere segreto il patto tra loro, in attesa di sapere di essere riusciti o meno nell’intento.

 

La mamma è meglio che non sappia: se ne sentirebbe profondamente ferita, non potendo sopportare l’idea del trasferimento della figlia dall’altra parte dell’America. Una madre affettuosa, ma anche un po' inquietante - come la definisce Danny, il primo fidanzato di Lady Bird – resa dura da una vita difficile, a sua volta figlia di una madre violenta ed alcolista. “Essere tutte e due le cose non si può”, risponderà lei al suo amico sempre parlando della madre.

 

Lady Bird spiccherà il volo e proprio a New York si accorgerà, invece, che è possibile essere tutte e due le cose insieme. Il padre le farà trovare nella valigia alcune lettere che la madre aveva provato a scriverle: tra quelle righe incompiute, la figlia scoprirà le fragilità della madre, potendo a quel punto scorgere l’affettuosità accanto a quella durezza.

 

Nello stesso tempo, Christine - presa “in mezzo a tanto fervore d’interezza” - si renderà pian piano conto che “alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”[1].

 

Lady Bird è un film che, nonostante le nomination, non ha ricevuto molti consensi. Forse a torto. Certamente il lungometraggio non appare originale nel racconto delle speranze e delle delusioni di una giovane ragazza alle prese con i suoi tentativi di svincolo: il rapporto di odio e amore con la madre, il disinteresse per la scuola cattolica, la scoperta della sessualità e l’esperienza deludente della sua prima volta, il bisogno anarchico di sentirsi libera di essere se stessa. Tutto sembra passare sotto tono, forse anche perché la protagonista non incarna le sembianze di un’adolescente particolarmente talentuosa oppure eccessivamente dannata e danneggiata.

 

È solo un’anonima ragazza che vive in un’anonima cittadina, mossa – però - da un bisogno vivo ed autentico di trovare la propria dimensione.

 

In realtà, già questo renderebbe il film degno di nota: nell’epoca degli Hikikomori a fronte di geni popolari a tutti i costi, ecco arrivare semplicemente una giovane di provincia che vuole trovare il suo posto nel mondo dove poter vivere libera, in un’ambiente prospero e stimolante. Una ragazza che, come tanti, vive sotto un’asfissiante cappa di normalità che lascia inosservati, con il rischio di una vita infelice e senza alcuna possibilità di emancipazione. Una ragazza come tanti, ma che ha il coraggio di sottrarsi a quella cappa, dovendo conseguentemente fare i conti con la preoccupazione di non essere all’altezza del suo desiderio.

 

“Vorrei una scuola tipo Yale, ma non Yale…dubito che potrei entrarci”, dice Lady Bird all’orientatrice della scuola, la quale sarcasticamente le risponde: “Puoi starne certa che non ci entreresti!”. C’è della grandiosità nel suo progetto? Forse sì, ma in questo modo Lady Bird comunica anche la preoccupazione di trovarsi fuori da quella cappa e di esporsi prematuramente nel mondo, facendo man mano emergere un sentimento che sembra lambire l’intera pellicola: il senso di vergogna legato alla percezione di essere – come scrive Erikson – “visibile e non preparata ad essere visibile”.


È questa precisa angolatura emotiva che sembra offrire al film la sua particolarità: Lady Bird si vergogna di vivere “al di là dei binari”, così come si vergogna della sua casa, delle sue origini e della sua città. Probabilmente, Lady Bird si vergogna proprio del suo bisogno di autonomia, vivendo la preoccupazione che – spezzando il filo di continuità che la lega alla sua famiglia – non potrà mai concretizzare i suoi sogni.

L’ostentazione del suo desiderio di essere differente né è forse una testimonianza. “Solo perché una cosa sembra brutta, non vuol dire che sia moralmente sbagliata”, affermerà durante un’assemblea a scuola contro l’aborto, facendosi successivamente sospendere per questa sua dichiarazione. Non si tratta solo di una provocazione: in questo modo, la protagonista sembra esorcizzare la paura di essere lei quella moralmente sbagliata, provando a dominare la vergogna di percepirsi come colei che sovverte le regole, che colpisce la madre e abbandona il padre alle sue difficoltà, interrompendo la trasmissione familiare e culturale che l’ha messa al mondo.

Erikson scrive: “L’adolescente è altrettanto pieno di pretesti e di preoccupazioni d’esser visto che arrogantemente autonomo nelle ganghe di coetanei”. La vergogna sembra dunque permeare la ricerca dell’identità della giovane protagonista, un sentimento complesso che – se considerato all’interno delle forze evolutive che spingono verso l’autonomia - porta in sé una contraddizione: il bisogno di ritrarsi e nascondersi; insieme alla necessità di esporsi per conoscere e continuare a crescere.

Ed è proprio questo ciò che sembra accadere nel mondo interno di Lady Bird: giunta a New York e prese le distanze da Sacramento, potrà accogliere dentro di sé tale contrapposizione, trovando la forza per arginare uno svilente sentimento di inferiorità a favore di quella sana curiosità che la potrà legittimare nel suo personale ingresso nella vita da adulta.

 

 

 

 

 

 

[1] Il corsivo si riferisce ad una frase del racconto di Italo Calvino, “Il visconte dimezzato”.

14/12/2018

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