L'uomo fiammifero. Commento di Barbara Cardarelli (24-03-2014)

L'uomo fiammifero

 

Commento di Barbara Cardarelli

 

 

 

“Qualsiasi desiderio, se vedi l'Uomo Fiammifero si avvera...”

 

Con queste parole ha inizio il film per ragazzi di Marco Chiarini, ambientato durante l'estate del 1982 nelle afose campagne teramane in Abruzzo. Il protagonista è Simone, un ragazzino di 11 anni che, attraverso le sue vicende e peripezie, ci conduce alla ricerca dell'Uomo Fiammifero, un uomo fantastico, dalla corporatura esile a forma di fiammifero che permette di avverare i desideri grazie ad una fiammella che ha sempre con sé, una luce accesa verso la speranza.

 

Simone vive con il papà, un uomo apparentemente   molto rozzo e rude che si rivelerà  anche  sensibile. Nel corso del film emergerà  il tema sottostante alle vicende fantastiche di Simone,  quello dell'elaborazione del lutto per la perdita della propria madre e  la difficoltà del padre  nella crescita e gestione di un figlio da parte di un uomo vedovo. Il film ha inizio con un sogno di Simone in cui lui, ancora bambino, si aggira con la mamma tra i boschi e le campagne, alla ricerca di indizi lasciati dal passaggio dell'Uomo Fiammifero. La fiammella di speranza e desiderio di poter tornare a vivere con la mamma quelle avventure e quel gioco, si spegne quando Simone si sveglia e si ritrova solo nel suo lettino. Pian piano ci  si addentra nel mondo fantastico creato dalla mente di Simone, un mondo fiabesco che viene utilizzato dal ragazzino come rifugio e protezione dalla dolorosa realtà di solitudine e assenza della mamma. Simone si circonda di numerosi amici “immaginari”, ognuno con caratteristiche bizzarre, ma molto significative per lui in quanto personificano le sue paure, ansie e bisogno di protezione e danno voce alle sue emozioni.  Ognuno di loro partecipa attivamente al gioco della ricerca dell'Uomo Fiammifero mantenendo viva la speranza di Simone di vederlo, ma colui che sembra dare maggiormente il suo contributo è Mani Grandi, un uomo che trasforma il sale grosso in sale fino schiacciandolo con le proprie mani. Il sale che rimane sui suoi palmi permette a Simone di rivivere un ricordo ed è così che il ragazzino “incontra” la sua mamma mentre è in cucina a sbucciare le mele.

 

La ricerca dell'Uomo Fiammifero sembra permettere a Simone di rimanere legato alla madre, di non lasciarla andare via. Il mondo di fiaba, gioco e ricerca costruito dal ragazzino, viene minacciato dalla presenza di Rubino, un bullo quattordicenne, figlio di un ricco proprietario di terreni agricoli con il quale il padre di Simone ha importanti rapporti lavorativi. Simone brucia di rabbia quando lo vede, ma in tal modo inizia a proiettare sul rivale tutta la frustrazione che concerne il tollerare la perdita della madre e l'accettazione di una realtà così dolorosa. Un giorno, però, Rubino arriva a casa di Simone accompagnato dalla cugina più piccola, Lorenza, una carina e delicata ragazzina di città. Simone   resta  incantato nel vederla e la realtà diventa dolcemente più interessante e meno minacciosa. I due ragazzini iniziano a far amicizia e Simone capisce che Lorenza è molto incuriosita dalla storia dell'Uomo Fiammifero, finalmente può condividere questo gioco con qualcuno di reale e ciò gli permette di avvicinare la sofferenza dovuta alla perdita rivelando alla bambina  che la sua mamma è morta. Durante una divertente scena del film in cui, dopo essersi molto arrabbiato, il padre di Simone invita Lorenza a cena da loro, l'uomo definisce la ragazzina “sofisticata e straniera” proprio come era la moglie. L'ambiente essenziale della cucina si trasforma così, per Simone e il padre, in un luogo caldo e accogliente, in cui potersi lasciare andare alla memoria dei bei momenti trascorsi. Sembra che la presenza di Lorenza, attraverso il ricordare assieme, abbia permesso  di creare gradualmente uno spazio nella  mente per avvicinare e tollerare il dolore del  il lutto.

 

Simone e Lorenza attendono l'arrivo dell'Uomo Fiammifero, ma lui non si mostra e alla delusione subentra la rabbia: Simone chiede al padre di raccogliere tutti i giochi e gli indizi relativi alla ricerca dell'Uomo Fiammifero  e di bruciarli in un falò. Il momento è intenso e toccante, insieme assistono alla caduta dell'illusione magica che per molto tempo aveva protetto il ragazzino dal dolore, ma che lo aveva anche imprigionato in un mondo fantastico, non reale, in un “rifugio della sua mente”. Come  ci dice  Steiner  (1993), di fronte ad un dolore mentale particolarmente intenso e insopportabile  si può creare un rifugio mentale che protegge dal dolore e dalla paura,  ma   che isola dalla realtà; rifugio  che in un  bambino può costituirsi come   un luogo magico che di fatto  cattura e sottrae  alcuni aspetti del Sé    i quali possono essere recuperati  solo quando si è in grado di affrontare la perdita ed elaborarne il lutto.

 

Il processo messo in moto dai ricordi, dai sentimenti di rabbia  e infine dal dolore  sembra avvenire in Simone dal momento in cui chiede al papà di bruciare i giocattoli circa l'Uomo Fiammifero, separandosene definitivamente, e accettando la partenza di Lorenza che deve tornare in città per ricominciare l'anno scolastico; il saluto dei due ragazzini è emozionante e pregno di timidezza ed imbarazzo. Vivere le emozioni circa la separazione e la perdita, permette a Simone l’accettazione  del lutto della madre e così, in quella notte, può sognare di essere felice con la mamma e con il papà ed è proprio allora che l'Uomo Fiammifero si mostra: il padre è sveglio, allungato sul suo letto, vede una leggera fiammella illuminare la finestra, si alza di scatto e chiama Simone, insieme osservano l’Uomo Fiammifero allontanarsi nella notte e, pian piano, scomparire con il sorgere del sole.

 

 

24/03/2014

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