Coraline e la porta magica. Commento di Elisabetta Bellagamba(22-10-2013)

CORALINE E LA PORTA MAGICA

 

(Regista: Henry Selick, 2009)

 

Commento di  Elisabetta Bellagamba

 

Il film di animazione si ispira al romanzo Coraline di Neil Gaiman (2002) e racconta le avventure e le vicissitudini di un'undicenne che si è trasferita con i propri genitori in una nuova casa, Pink Palace, nell'Oregon. Qui Coraline non ha nessun amico, si sente sola ed arrabbiata con i genitori distratti, presi da se stessi e dalla loro carriera. In una giornata piovosa in cui è particolarmente annoiata, Coraline scopre, tra le porte della casa, una molto più piccola delle altre.  La madre, dopo numerose insistenze, acconsente ad aprirla a patto che la figlia  non la disturbi più e si tolga dai piedi. Coraline rimane molto delusa vedendo che quella piccola porta nasconde soltanto un muro. Durante la notte, mentre sta dormendo, viene svegliata da un topolino che la condurrà  proprio a quella porta che, una volta aperta rivela, al posto del muro, un lungo tunnel, dove la bambina  curiosa entra e si trova catapultata in un mondo speculare a quello reale, popolato dagli stessi personaggi della sua vita reale, una sorta di  doppio, ma magico e fantasioso. L'altra madre cucina per lei ottimi cibi a differenza della vera madre che non cucina o prepara solo cibi cattivi: significativa è la frase che pronuncia Coraline davanti alla cena preparata dal vero padre: “cercano di avvelenarmi”. Coraline sente che il nutrimento proveniente dai veri genitori non è buono, può avvelenare e uccidere.

 

Nell'altro mondo vede, uno splendido giardino, a lungo desiderato,  preparato solo per lei, mentre il giardino reale  è deserto e senza fiori. L'altra madre e l'altro padre si prendono cura di lei e soddisfano ogni suo desiderio. Ogni volta che Coraline riceve una delusione ed un rifiuto dai veri genitori si rifugia in quel mondo magico, in cui tutto è possibile e realizzabile senza sforzi o  conflitti, un  mondo divertente, meraviglioso, colorato contrapposto al mondo reale i cui colori sono spenti o di tonalità grigia. L'altra madre e l'altro padre le sembrano  delle figure perfette, amorevoli e protettrici mentre i genitori reali, che non hanno mai tempo per lei, le sembrano inaccudenti  e persecutori. Coraline desidera dei genitori sempre presenti che appagano e soddisfano ogni richiesta, e quando ciò non si realizza sente risentimento ed ostilità, sentimenti spostati nel mondo esterno che è vissuto, di conseguenza, come avverso e ostile; questo sentire genera nella protagonista il ritiro in un mondo di fantasia percepito, contrariamente al mondo reale, come estremamente buono.

 

 

 

Coraline esprime la tipica condizione di una preadolescente, divisa tra il rimaneggiamento delle modalità peculiari dell’infanzia e le conquiste raggiunte, tra passato e futuro, tra infanzia ed età adulta, tra dipendenza e autonomia,  ed è alle prese con la rinegoziazione della posizione depressiva: a lei spetta il doloroso processo di de-idealizzazione delle figure genitoriali, processo che permette di allontanarsi dall’ideale infantile dei genitori perfetti e di avvicinarsi ad una visione più reale degli stessi, sentendo la coesistenza di pregi e difetti. Per la protagonista è un momento carico di paradossi, incertezze e contraddizioni, il bisogno di affermazione si associa alla paura di confrontarsi con il mondo esterno, la nostalgia dell’infanzia accanto al desiderio di andare avanti. Per crescere, costruire la sua identità, e trovare se stessa Coraline deve lasciare i luoghi dell’infanzia ed entrare nel mondo allargato, quello dei coetanei, entrata che le incute paura perché teme il rischio emotivo insito nella relazione con i pari: conflitti, litigi, rivalità, gelosie e senso di esclusione. L’interrogativo  sotteso è vado avanti, cresco, lasciando i privilegi del mondo infantile oppure rimango qui dove ho assicurato amore, protezione e certezze? Coraline torna verso il mondo infantile desiderando di unirsi con i propri genitori interni idealizzati, con il rischio di uccidere il secondo movimento di separazione ed individuazione.

 

Il gatto insinua il dubbio che quel mondo magnifico, un sogno che si realizza, in realtà rappresenti una trappola. L'altra madre chiede alla figlia di farsi cucire come loro dei bottoni al posto degli occhi, così che può vedere come vedono loro: una realtà scotomizzata, parziale ed illusoria. A questa richiesta Coraline si impaurisce, scappa e decide di non tornare più in quel luogo, ma presto scopre che è bloccata li; allora cerca di ribellarsi, vuole tornare dai suoi veri genitori, ma l'altra madre si arrabbia, prende le sue vere sembianze di strega-ragno, e la intrappola dentro allo specchio.

 

L’altra madre vuole tenere Coraline legata a sè, trattenerla in un ambiente mellifluo, impedendole di crescere e staccarsi da lei; vede la figlia come una sua estensione, non la riconosce come un essere separato da sè con proprie caratteristiche, propri bisogni e desideri, la svuota della sua individualità.

 

Dentro allo specchio Coraline conosce dei bambini, incantati dalla megera, l'illusoria madre buona, mai frustrante,  che hanno accettato di farsi cucire i bottoni perdendo la loro vita,  mangiata dalla stessa madre. Coraline riesce a scappare, ma tornando a casa non trova i suoi veri genitori, li cerca disperatamente senza trovarli, chiede aiuto alle due signore vicine di casa che le donano un anello magico. Oramai è notte, Coraline va a dormire, nel momento in cui entra nel mondo onirico compare il gatto che la porta verso uno specchio dove riesce a vedere i suoi veri genitori, tremanti dal freddo in un posto gelido, che le lanciano un accorato messaggio. Coraline disperata si chiede come possa essere successo; in quel momento realizza che solo lei può salvarli, acquista una rinnovata consapevolezza dello stato in cui si trovano i suoi veri genitori  e si identifica con la loro sofferenza. Emerge l'amore, Coraline si preoccupa per loro, è angosciata per la loro vita, ha pietà dei suoi veri genitori, si sente in colpa ed è evidente la forza del suo affetto. Torna nell'altro mondo e decide di fare un gioco con la megera: se riuscirà nell’impresa di trovare i suoi genitori e gli occhi fantasma dei bambini morti, la madre-ragno dovrà lasciarli liberi.

 

Coraline con l'aiuto del gatto, di un anello magico e dell'amico, inizialmente insopportabile, Whyborn riesce a chiudere per sempre quella porta ritrovando i suoi veri genitori, e non vede più il mondo reale così cupo e cattivo. Il film termina con tutti i personaggi nel grande giardino intenti a piantare i tulipani, questa immagine contrapposta all'immagine iniziale in cui il giardino è grigio e le piante sono morte, potrebbe essere indicativo di una elaborazione della posizione depressiva, in cui i genitori interni sono stati “ricreati”, riuniti, riparati e resi produttivi.

Coraline e la porta magica. Commento di Elisabetta Bellagamba(22-10-2013)
Modulo di iscrizione

22/10/2013

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