R&P Sommari 2011

Richard e Piggle
Studi psicoanalitici del bambino e dell'adolescente
(Il Pensiero Scientifico Editore)

Sommari Anno 2011

Richard e Piggle vol 19, n.1 /2011

Teoria e tecnica

Forme sulla soglia: Alcune pietre miliari nei bambini che emergono dall’autismo, Maria Rhode

Riassunto. L’autrice evidenzia nei bambini con spettro autistico l’emergere dell’interesse per le forme geometriche o per le maniglie e le porte. Pone in risalto come questi fenomeni abbiano sia un significato difensivo dall’angoscia che di sviluppo per l’emergere del senso di sé.

In particolare, attraverso l’illustrazione di due casi clinici, sottolinea come la comparsa delle soglie assuma un significato di fantasie sul mondo interno della madre che porta alla costruzione dello spazio emotivo.

Focus: Il senso e la necessità dell’incontro tra teoria e clinica psicoanalitica e neuroscienze

Introduzione, Ignazio Ardizzone

Le basi del dialogo tra psicoanalisi e neuroscienze, Emanuela Mundo

Riassunto. I progressi delle neuroscienze stimolano in misura sempre maggiore un dialogo tra le diverse discipline che si occupano di comprendere come si sviluppano, e come possono cambiare nel corso del tempo, i complessi meccanismi psicologici che regolano gli aspetti cognitivi, emotivo-affettivi e relazionali della vita dell’individuo.

Tra i tentativi più interessanti di applicare i metodi delle neuroscienze ad ambiti di interesse per la  psicoanalisi ricordiamo la validazione della diagnosi clinica,  il concetto di plasticità tra neurofisiologico e psichico,  il rapporto tra  modificazioni del setting psicoterapico e modificazioni dell’attività di diverse aree cerebrali,  la valutazione degli equivalenti neurobiologici del cambiamento indotto dagli interventi psicoterapici e,  infine, l’impatto  che l’esperienza traumatica ha sull’individuo a diversi livelli dal neurofisiologico, al mentale fino allo psichico.

Talking cure talking injury: riflessioni sui percorsi della parola, Gemma Zontini

Riassunto. Questo scritto propone una riflessione sul doppio versante della parola, quello sensoriale-percettivo che la lega alle sue origini biologiche e somatiche e quello simbolico e astratto che la lega più specificamente alle sue funzioni “superiori” come strumento della mente e del pensiero, e su come questo doppio versante faccia di essa uno strumento centrale della cura psicoanalitica. L’ipotesi che qui viene proposta è che la “parola male-detta”  può far trauma non solo sul piano dello spostamento simbolico del suo significato, come si potrebbe pensare accada nelle nevrosi, ma anche coinvolgendo il corpo stesso mediante un regresso della parola psichica a quei livelli subsimbolici che hanno ancorato la sua origine alla rappresentazione d’oggetto e che la parola analitica possa risanare questo legame e far riprendere il processo evolutivo arrestato.

La virtualità tra psicoanalisi e informatica, Franco Scalzone

Riassunto. Nell’articolo si cerca di definire cosa bisogna intendere per virtualità in informatica e in psicoanalisi, e cosa per macchina virtuale e per simulazione, per poi utilizzare il concetto di “virtualità” come concetto-ponte tra le due discipline. A tal fine viene dato un esempio di virtualità nella teoria psicoanalitica: l’apparato neuronico/apparato psichico del Progetto per una psicologia, e se ne propone il grafico.

Si mostrano esempi di virtualità nella clinica psicoanalitica come avviene per la macchina influenzante di Tausk e, nei casi clinici di bambini autistici, per le loro “macchine per vivere”. Viene esposto poi il caso di Angelina la quale, con il suo delirio di influenzamento, cercava di dar voce alla sua sofferenza. Infine si formulano alcuni interrogativi facendo qualche considerazione di livello generale.

Il dialogo tra Psicoanalisi e Neuroscienze: riflessi sul lavoro clinico in età evolutiva, R. Savino

Riassunto. Lo scritto illustra la storia di un bambino di 8 anni, affetto da una grave mania pediatrica, seguito  in Psicoterapia ad orientamento Psicoanalitico, evidenziando le difficoltà incontrate nel corso della terapia,  le modifiche e le variazioni apportate al Setting. Vengono infine svolte alcune considerazioni e riflessioni sui rapporti tra Neurobiologia (neuroscienze) e Psicoanalisi, alla luce dell’attuale dibattito tra studiosi delle diverse discipline.

Richard e Piggle Vol. 19,    n.° 2/2011

Teoria e tecnica

Presentazione di Analisi di un caso di nevrosi ossessiva infantile di E. Sokolnicka, S. Oliva

Analisi di un caso di nevrosi ossessiva infantile, E. Sokolnicka

Riassunto. Il lavoro pionieristico di E. Sokolnicka, una delle prime psicoanalisi infantili pubblicate, descrive il trattamento di un caso di nevrosi ossessiva in un ragazzino decenne originario della città di Minsk: il piccolo paziente è affetto da fobia del toccare, non può quindi nutrirsi da solo né sfiorare nessun oggetto se non compiendo, assieme alla madre, vari e complicati rituali che rallentano ogni azione e rendono problematica la vita di tutta la famiglia. Il testo è preceduto da un ampio commento introduttivo di Silva Oliva.

Focus: ADHD: Deficit dell’Attenzione e Disturbo di Iperattività: una prospettiva psicoanalitica. Riflessioni sulla valutazione e sull’intervento terapeutico

Introduzione, E. Quagliata, C. Fabro, E. Fondi, N. Lana, C. Lombardo

Riflettendo sul disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività (ADHD) secondo una prospettiva strutturale contemporanea. Alan Sugarman

Riassunto. Viene proposta una etiologia complessa per l’ADHD, che tiene in considerazione l’importante ruolo svolto dai fattori psicodinamici. La difficoltà si sintonizzazione materna può contribuire ai disturbi nella regolazione degli affetti, alle difficoltà at- tentive e all’iperattività, in quanto non aiuta questi bambini ad apprendere a men- talizzare o a sviluppare una teoria della mente. La difficoltà ad apprendere che i comportamenti proprio o altrui sono mediati da un mondo interno di pensieri, sentimenti, fantasie etc. non consente al bambino con ADHD di apprendere a re- golare se stesso utilizzando la propria mente. Pertanto, un trattamento psicoanali- tico deve aiutarlo a riflettere sul proprio funzionamento mentale e ad utilizzare questa funzione autoriflessiva per regolarlo. Questo processo viene definito fun- zione d’insight [insightfulness] e viene considerato il principale fattore mutativo in psicoanalisi. Lavorare analiticamente per promuovere questo processo implica un approccio diverso da quello tradizionale che pone l’accento sul rendere conscio il contenuto mentale inconscio, secondo il modello topografico. Viene presentato il caso di un adolescente al fine di mostrare i vantaggi di un approccio che promuo- va la funzione d’insight.

Uno sguardo introduttivo sulla sindrome ADHD, E. Quagliata

Riassunto. In questo articolo descriverò brevemente l'esperienza condotta dal gruppo di lavoro sull'età della latenza del Centro Clinico dell'Aippi e il modo in cui, a partire dall'esperienza clinica, si è sviluppato l'interesse per la "sindrome ADHD"; da questo approfondimento si è giunti alla realizzazione di un progetto di ricerca, che ha coinvolto insegnanti di scuola primaria, i bambini e i loro genitori. L'articolo si concentra sulla rivisitazione della letteratura su questa sindrome, cominciando dai primi contributi rivolti alla definizione di una diagnosi e passando in rassegna le varie prospettive dalle quali i diversi studiosi hanno rivolto la loro attenzione nel tentativo di giungere a una comprensione più approfondita dei sintomi e delle diverse modalità di intervento.

Parallelamente all’evoluzione della definizione e alla descrizione nosografica della sindrome, vengono illustrate anche le ipotesi sull’eziologia e sulle possibili modalità di intervento clinico.

Il Progetto ADHD: l’intervento nella scuola, E. Fondi

Riassunto. L’Autrice illustra un Progetto di ricerca e intervento incentrato sui bambini che presentano un quadro del tipo ADHD, che si è articolato in due aspetti principali: la formazione degli insegnanti e la consultazione psicoanalitica.

Viene proposto un approccio critico al tema che mette in luce i nessi esistenti tra sviluppo affettivo e processi di apprendimento e considera i sintomi una barriera difensiva eretta dal bambino per proteggersi da sentimenti ingestibili che alterano la sua capacità di pensare.

L’articolo si concentra su quanto emerso dalle discussioni di lavoro con gli insegnanti attraverso l’esemplificazione di alcuni casi: la diversa tipologia dei problemi che presentano i bambini con una sintomatologia ADHD, il deficit di regolamentazione emotiva che è alla base delle difficoltà di apprendimento e che si manifestano a partire dall’inizio della latenza.

Vengono infine analizzate le complesse dinamiche e i vissuti emotivi che si determinano nelle relazioni tra insegnante–bambino-genitori nelle quali assume un ruolo centrale il riconoscimento e la elaborazione degli impulsi ostili.

Non fermarsi mai per non pensare, C. Fabro

Riassunto. L’autrice ripropone la presentazione di alcune linee interpretative del disturbo denominato ADHD in età di latenza, attraverso la descrizione abbastanza dettagliata di due situazioni cliniche, una consultazione ed una terapia intensiva. L’ipotesi di lavoro è che a questo disturbo corrisponda una incapacità del bambino di simbolizzare vissuti ed emozioni, che vengono scaricati attraverso l’azione. L’incessante movimento diventa tuttavia al tempo stesso una sorta di corazza difensiva del tipo seconda pelle come descritto da E. Bick, configurantesi come uno pseudo contenimento di una situazione interna caotica, tumultuosa, ingestibile. Alla base di tutto si evidenzia un fallimento della funzione di contenimento emotivo da parte dei genitori instauratasi fin dai primordi della vita psichica del bambino, tale da determinare una compromissione significativa da parte del piccolo della capacità di modulare stati emotivi arcaici.

Riflettendo sui genitori ed insieme ai genitori, N. Lana

Riassunto. L’Autrice riflette sui genitori di bambini con ADHD, in particolare su alcune modalità di relazione tra genitori e figli che presentano delle caratteristiche peculiari e che ampliano la comprensione del funzionamento psichico di questi bambini. Sottolineando l’importanza che riveste nello sviluppo psichico del bambino la relazione primaria, si sofferma su alcuni brani di infant observation che illustrano come l’uso del movimento incessante sia una modalità difensiva. Infine attraverso il materiale clinico di una consultazione con due genitori, mostra la complessità di problemi emotivi profondi spesso rilevata in genitori di bambini con ADHD, difficoltà che ostacolano nel bambino l’acquisizione delle capacità di simbolizzazione e di modulazione delle emozioni.

Richard e Piggle Vol. 19,    n.° 3/2011

Teoria e tecnica

Come sgombri dietro al vetro di un acquario. Elementi di specificità dell’analisi dei bambini, E. Molinari

Riassunto. L’autore ipotizza che nell’analisi infantile il gioco non sia solo un medium diverso dalle parole per una rappresentazione inconscia, ma un processo creativo specifico. Mentre nella stanza degli adulti la capacità di sognare presuppone la sospensione dell’azione, la rêverie che prende vita nella stanza dei bambini si genera attraverso l’azione del corpo che gioca e il configurarsi di situazioni rappresentative lontane dalla narrazione. Queste peculiarità del processo creativo che coinvolgono entrambe i membri della coppia, avvicinano il processo trasformativo a quello sotteso alla creazione di un’opera d’arte figurativa.

Sebbene questa differenza nello sviluppo del processo segni una differenza tra la psicoanalisi dei bambini e degli adulti, la sensibilità estetica acquisita nella pratica dell’analisi infantile può essere proficuamente utilizzata con le persone adulte.

Focus Il linguaggio e l'ascolto

Introduzione, Lorenzo Iannotta

Ascoltare chi non sa parlare. L’inconscio e l’infante. A. Di Benedetto

Riassunto. L’inconscio, come l’infante, non sa parlare ed ha pertanto bisogno di una lingua in prestito. Questa lingua può essergli offerta da colui che sappia sintonizzarsi con le sue molteplici espressioni corporee, tra le quali in primo luogo i suoni vocali. L’emissione della voce, con le sue variazioni tonali, può fornire preziosi indizi sullo stato emotivo, non verbalizzato, di un paziente ad un terapeuta, che sappia approntare un ascolto sensibile ai suoi resoconti, o sullo stato psichico del proprio bambino ad una madre, che presti attenzione al pianto e alla lallazione.

L’ascolto psicoanalitico, orientato verso gli elementi sonori del discorso e affinato dall’esperienza musicale, promuove una buona intesa comunicativa con quei pazienti, che presentano gravi deficit del linguaggio verbale, stabilendo un contatto, quasi fisico, con un materiale proto-psichico non ancora dicibile.

Dialoghi ante litteram. Note sugli elementi ritmici e sonori del linguaggio e della comunicazione verbale. Suzanne Maiello

Riassunto. Il tema dell’articolo è il significato profondo dell’attenzione fluttuante dell’analista, ossia di un ascolto che vada oltre il contenuto semantico del linguaggio verbale, pronto a cogliere il non detto, il non ancora o non più dicibile, negli aspetti vocali delle parole del paziente. Alcune riflessioni su sintonizzazioni ritmiche che sembrano avere la loro origine durante la vita prenatale e sull’ascolto della voce materna che si coagula nell’oggetto sonoro precedono del materiale tratto dall’osservazione del neonato, dal quale si evince l’intensa valenza intersoggettiva e comunicativa delle interazioni vocali del bambino con la madre. Nel caso di una paziente, l’ascolto va perfino oltre la vocalità e accoglie rumori corporei.

Negli stati autistici invece manca la condivisione interpersonale degli scambi non solo verbali, ma anche prelinguistici. Ritmi e suoni hanno carattere solipsistico. Il percorso psicoterapeutico di una bambina autistica mostra la transizione graduale da un uso ecolalico stereotipato del linguaggio verso i primi tentativi vocali e ritmici di esplorazione della sua funzione comunicativa.

Dal suono alla parola. C. Casarosa, C. Nicolini, A. Schön

Riassunto. Gli autori trattano l'evoluzione dal fusionale del ritmo cardiaco materno, al relazionale dell'alternanza di presenza e assenza dell'oggetto, promotore della capacità simbolica. Si analizzano gli aspetti del ritmo che rendono prevedibile, ma creativa, l' interazione quotidiana madre-bambino: dal senso di pieno-vuoto somatico ai turni nel linguaggio verbale. Si considerano fenomeni transizionali in cui la presenza dell'oggetto è regolata dal ripetersi ritmico di una sequenza: fort-da, ninnananna, e filastrocca, quest'ultima confrontata con una particolare ritmicità insita nella parola poetica. Per la clinica, si osserva la temporalità del setting e la sua funzione per il processo terapeutico, vedendo in che modo, anche per la singola seduta,  esista un ritmo tra paziente e analista.

Il linguaggio verbale come punto di verifica delle relazioni primarie: lingua madre, origini, originale. Mario Priori

Riassunto. Gli studi psicoanalitici sul linguaggio non hanno mai abbandonato un orientamento volto al superamento di quella divisione cartesiana corpo-mente che ha comportato in ambito scientifico una parcellizzazione di questa attività umana. La psicoanalisi considera il linguaggio verbale come un’acquisizione che prende origine dalle qualità dei rapporti primari, che ne determinano la qualità comunicativa ed espressiva. Attraverso due esemplificazioni cliniche, viene mostrato come anche gli aspetti strutturali del linguaggio siano influenzati dalla qualità delle prime esperienze relazionali del bambino. Nella cura psicoanalitica, lo stesso uso semantico della parola ha perso centralità per lasciare spazio alle componenti affettive della comunicazione.

Diario clinico

Relazione primaria e distruttivitá. caso clinico di Dario, E. Fattirolli

Riassunto. In questo lavoro l’A. affronta il tema della violenza e della distruttività nei bambini da un vertice in cui l’intrapsichico e il relazionale esercitano reciproche influenze anche nella stanza di psicoterapia.

L’A. descrive il lento e faticoso passaggio di un bambino in terapia da una violenza e distruttività agite concretamente ad una capacità di “giocare” la violenza, cominciando, attraverso il linguaggio del gioco a raccontarla e trasformarla –acquisendo così capacità simboliche sempre maggiori. Viene notata l’importanza del lavoro sul controtransfert sia come strumento di comprensione del mondo interno del paziente e dello stato mentale in cui si trova, sia come bussola per orientare il tipo di interventi (interpretativi e non) e lo stile comunicativo del terapeuta.

 

Richard e Piggle Vol. 19, n°  4/2011

Teoria e tecnica

Ai limiti della rappresentabilità: memoria, narrazione ed oblio del trauma nella psicoterapia di giovani vittime di abusi e violenze (prima parte)   R. di Cori, U. Sabatello

Riassunto. A partire dalla questione metapsicologica della rappresentabilità del trauma, gli autori si interrogano su come il trattamento possa promuovere l’integrazione dello scenario traumatico per quei minori che, avendo vissuto gravi forme di violenza, sperimentano la dimensione del ricordo come un rischio di crollo psichico. Attraverso tre esemplificazioni cliniche, si sottolinea come l’elemento più rilevante nella psicoterapia dei bambini ed adolescenti vittime di abusi, sia la possibilità e capacità rappresentativa. Dal punto di vista trattamentale, gli autori propongono di adoperare con i pazienti una tecnica alternativamente supportiva o esplorativa, avendo quale obiettivo terapeutico quello di ri-costruire un “senso” di un evento che costringe il soggetto ad un “non senso” esistenziale.

Focus

Il sistema teorico di José Bleger. Circolarità tra sociale, somatico e mentale. Ipotesi di lavoro nella psicoterapia infantile.

Introduzione G.  Lisa  Milana

Josè Bleger nella cornice storica della Psicoanalisi Argentina M. Rossetti

Riassunto. L’articolo descrive il contesto sociale, politico e sanitario in Argentina dopo la seconda guerra mondiale, quando viene fondata la Asociaciòn Psicoanalitica Argentina (APA) da Pichon Riviére e alcuni suoi colleghi. Il gruppo assorbe e rielabora le diverse correnti psicoanalitiche europee e americane.

Fra gli allievi di Pichon Riviére, José Bleger, medico, professore universitario, di formazione marxista, approfondisce gli studi sulla psicosi (H. Rosenfeld e W. Bion), i concetti d’identificazione primaria (R. Fairbain) e simbiosi (M. Mahler). Sulle orme del suo maestro, Bleger, che non perde di vista il collegamento tra psicoanalisi e realtà sociale, esamina la struttura del rapporto tra singolo, gruppo (gruppi operativi) e la dinamica delle istituzioni sociali, per fondare una nuova psicologia.

Introduzione al sistema teorico di Josè Bleger: una riflessione sull’intreccio tra clinica, teoria e tecnica M. Peluso

Riassunto. L’autrice traccia le linee fondamentali del sistema teorico di Bleger con particolare riguardo alla clinica ed alla tecnica: dall’ipotesi di uno stato di indifferenziazione primitiva – posizione glischro-carica, precedente le posizioni schizo-paranoide e depressiva teorizzate dalla Klein – alle indicazioni teoriche e tecniche riguardanti la differenziazione e l’analisi della parte psicotica e della parte nevrotica della personalità.

A favore della prevenzione. Riflessioni sul pensiero di Bleger.  M. E.  Petrelli

Riassunto. L’Autrice descrive i concetti chiave del pensiero di José Bleger sulla prevenzione, argomento cui è dedicato Psicoigiene e psicologia istituzionale. L’articolo mostra come il libro di Bleger metta a fuoco, sia dal punto di vista metodologico che da quello pratico, gli interventi psicologici più efficaci per modificare la realtà sociale e la sua influenza sul malato.

La buona e la cattiva simbiosi: l’inquadramento. Ipotesi di lavoro nell’ambito della psicoterapia infantile. G.  Lisa Milana, A.L. Grossi

Riassunto. Le Autrici tracciano le linee fondamentali di due punti particolari del sistema teorico di J. Bleger che ruotano intorno alla simbiosi vista nei suoi aspetti normali e patologici: 1) l’inquadramento nelle sue funzioni di depositario della parte psicotica della personalità e come può essere considerato nell’ambito del processo psicoanalitico, 2) le dinamiche del gruppo familiare e le implicazioni nel lavoro dello psicanalista infantile.

Centri Clinici AIPPI

I Centri Clinici AIPPI offrono, a costi contenuti, consultazioni e percorsi psicoterapeutici ad indirizzo psicoanalitico per bambini in età pre-scolare, scolare, adolescenti con lievi o gravi difficoltà nella sfera emotiva e relazionale e per genitori che si trovano ad affrontare problematiche di coppia e/o legate al rapporto con i figli.

I Centri Clinici offrono consulenze a professionisti impegnati nel lavoro con i bambini ed adolescenti e nelle professioni di aiuto. Contatta il Centro clinico AIPPI più vicino a te (Milano, Pescara, Roma, Napoli) per saperne di più e per fissare il primo colloquio.

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