Carla Candelori, Carmen Trumello La consultazione clinica con il bambino. Commento di Rossana Totaro (17.07.2016)

Carla Candelori,   Carmen Trumello. La consultazione clinica con il bambino. Società Editrice Il Mulino, 2015

 

Commento di Rossana Totaro

 

Il testo La consultazione clinica con il bambino, rappresenta un vero e proprio vademecum per gli psicologi e gli psicoterapeuti che vogliono avere un quadro chiaro dell’intervento psicoanalitico con i bambini. Le autrici, C. Candelori e C. Trumello aprono il volume con un breve cappello teorico in cui ripercorrono i contributi dei diversi analisti che si sono occupati dell’analisi con i bambini, poi presentano le tappe del lavoro clinico, quindi presentano casi esemplificativi di bambini in età scolare con problemi di aggressività, disturbi della condotta alimentare, iperattività/difficoltà di attenzione, depressione.

 

Nella parte introduttiva, tra i vari psicoanalisti che hanno iniziato il lavoro di analisi con i bambini, le autrici tratteggiano i contributi di autori come la prima psicoanalista infantile Hermine Hug – Hellmuth e A. Freud che ha analizzato nello specifico il ruolo dei meccanismi di difesa durante il lavoro analitico. Poi si soffermano sul contributo fornito da Melanie Klein, la prima psicoanalista che ha sviluppato approfonditamente la tecnica del gioco. Secondo la teoria da lei sviluppata, il bambino fin dai primi mesi di vita è in relazione con l’ambiente attraverso un continuo movimento di proiezioni ed introiezioni, è in grado di utilizzare dei primitivi meccanismi di difesa ed avviare una progressiva distinzione tra mondo interno e mondo esterno. Nel lavoro analitico il gioco e il disegno si rivelano fondamentali ai fini di una interpretazione simbolica delle fantasie inconsce dei piccoli pazienti.

 

Tra le esperienze utili alla formazione dello psicoanalista infantile, la pratica dell’ Infant Observation è sicuramente una delle più importanti: permette infatti di sviluppare la capacità empatica del futuro analista. La risonanza emotiva di questa esperienza osservativa permette al terapeuta di entrare in contatto con gli aspetti inconsci del paziente.

 

L’intervento terapeutico che inizia già alla prima consultazione spinge le autrici a sottolineare l’importanza del primo contatto con i genitori del piccolo. Capire le motivazioni che li portano a chiedere un consulto psicologico per il figlio è fondamentale ai fini del futuro intervento. E' primario considerare la storia di quei genitori e di quel bambino, porsi in ascolto dei vissuti emotivi di quella famiglia e tenere conto degli aspetti inconsci, transferali e controtransferali che permetteranno di comprendere i bisogni del piccolo e fare in modo che i genitori si sentano accolti e compresi. Molteplici sono le motivazioni che portano i genitori e consultarci: problemi scolastici, eventi stressanti o traumatici, passaggi a nuove fasi evolutive.

 

Uno strumento fondamentale ai fini della consultazione è la riflessione sul setting. Nella stanza predisposta all’incontro con il piccolo paziente vi sarà una scatola con il materiale di gioco e disegno. Questi oggetti, principalmente animaletti, costruzioni, materiale di cancelleria, pupazzetti che rappresentano una famiglia, servono a far emergere i contenuti inconsci attraverso il linguaggio simbolico del gioco. È necessario stabilire con i genitori il tempo che si passerà con il bambino programmando i giorni, gli orari e le vacanze e anche aiutarli a comunicare al figlio le ragioni del suo venire in terapia.

 

A illustrazione dei concetti teorici vengono presentati una serie di casi inerenti alcuni bambini tra i quali Giacomo, che arriva in consultazione con importanti problemi di aggressività; l’analista evidenzia come questo sia uno dei motivi più frequenti che portano i genitori a consultare uno psicoterapeuta e Camilla, una bambina con deficit di attenzione e iperattività.

 

Successivamente il testo propone un riflessione sul lavoro analitico oltre la consultazione. In particolare vengono messi in rilievo i vissuti di transfert e di controtransfert che si sviluppano nell’incontro con i piccoli pazienti. Le autrici sottolineano come nel lavoro con i bambini si attivi un doppio controtransfert, quello con i piccoli pazienti e quello con i genitori con i quali possono esserci sentimenti di ostilità ed invidia nei confronti del terapeuta, vissuti che possono ostacolare il lavoro terapeutico. Anche con i bambini il controtransfert è fondamentale per entrare in contatto profondo con il loro mondo interno. Nei casi presentati si osserva come la terapeuta venga investita dai vissuti e dalle fantasie dei piccoli pazienti. Matteo, un bambino affetto da depressione infantile, fa provare alla terapeuta “quello che egli stesso cerca di fare: prendere le distanze dagli aspetti emotivi”.

 

La comunicazione, nel caso specifico dei bambini, oltre il linguaggio verbale, è espressa dai disegni, dal gioco e occasionalmente anche dei sogni. Nel caso di Matteo, il disegno è il mezzo elettivo per accedere al suo mondo emozionale. Il foglio da disegno, in alcuni casi, può diventare “il contenitore delle immagini del mondo interno” dei bambini.

 

Il transfert aiuta l’analista a mettere in luce le prime relazioni oggettuali del paziente. La Klein asserì che il transfert non è la semplice riedizione dei primi legami oggettuali, ma la messa in atto delle fantasie inconsce relative al mondo interno. Queste devono venire interpretate nel “qui ed ora” della terapia, in modo da poter consentire al paziente di sentirsi accolto e compreso. Giada, affetta da un disturbo alimentare, mette in atto il rifiuto nei confronti del terapeuta, atteggiamento dovuto “al bisogno di controllare non solo il proprio corpo ma anche la realtà esterna”.

 

Concludendo, le autrici propongono un excursus teorico sul concetto di “cambiamento” che si attua durante la terapia: cosa sia realmente il cambiamento e quando esso possa avvenire, discutendo la concettualizzazione teorica di vari autori tra cui Strachey, Rosenfeld e Joseph.

 

Il testo riflette inoltre sul “fine trattamento”, spesso messo in atto in maniera improvvisa dai genitori, sia all'apparire dei primi miglioramenti sia quando questi tardano a determinarsi. La conclusione di un trattamento, tema quanto mai delicato, è, di contro, un momento del lavoro analitico che coinvolge tutti gli attori in scena, terapeuta, paziente e genitori.

 

 

17/07/2016

Centri Clinici AIPPI

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