Mamme sull'orlo di una crisi di nervi. Le Monde

MAMME SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI


LE MONDE del 20- 21 / 03 / 2011

Martine Laronche

La linea d’ascolto “Allo Parents Bèbè” prova a rispondere alle domande di madri sfinite e angosciate. Diventare madre non è sempre un cammino sparso di petali di rose. Ma in una società che idealizza la maternità, è talvolta difficile confidare le proprie angosce, i propri interrogativi, la propria fatica o le proprie paure di non farcela. Nel locale dell’associazione “Infanzia e parità”, a Parigi, quattro psicologhe, due puericultrici e una assistente sociale si alternano per rispondere alle chiamate telefoniche di genitori ansiosi e spesso sovraccarichi. Una madre si inquieta di non riuscire a calmare il pianto del suo bambino malato. “ Non può prendere il suo dolore. Può accompagnarlo, alleviarlo, ma, a volte, non avrà tutte le armi per far cessare questo disagio”, le risponde dolcemente una delle psicologhe. Una donna, madre di un primo bambino e incinta di un secondo, si domanda come dividere il suo amore. Un’altra ancora chiama, perché non riesce a far fronte alle crisi di collera del suo bambino. “ Molte si sentono sole, spossate dai pianti dei loro bebè, dalle loro collere, o inquiete per problemi d’allattamento e d’alimentazione, -spiega Francoise Rosenblatt, la responsabile del servizio.- Evitiamo di dar loro dei consigli, ma le facciamo parlare per aiutarle a trovare loro stesse la migliore soluzione tenuto conto del loro contesto familiare”. Anonima e gratuita da un telefono fisso, la linea d’ascolto Allò Parents Bèbè, aperta dall’associazione nel febbraio del 2008 ha già ricevuto 14000 chiamate da genitori- nell’85 % madri. All’incirca il 20% sono veri richiami d’angoscia. Testimonianze di questo tipo, l’Associazione Maman Blues le ha anche raccolte in un suo libro Tremiti di madri (L’istant present, 2010, 456 p., 26,90 euro). I pianti dei bambini sono talvolta difficili da tollerare per i nuovi genitori. “ Il grido umano è fonte di tutte le proiezioni adultomorfiche, spiega Sylvain Missonnier, psicoanalista e professore di psicologia clinica perinatale all’università di Creil (Oise). Quando un neonato grida, usa la sua lingua corrente, suo mezzo di comunicazione privilegiato della sua nascita. Il problema inizia quando i genitori proiettano su queste grida le proprie rappresentazioni di ciò che li potrebbe far urlare.” Si può mettere malessere, spavento, un grande sconforto, la dove si presenta giusto un disagio, fame, una scomodità, un piccolo dolore gastrico, o semplicemente il bisogno d’essere coccolato. Autore con l’ostetrico Paul Cesbron di Nove mesi per divenire genitori (Fayard 238 p., 17,50 euro), lo psicoanalista sottolinea “il contrasto molto forte” tra le proiezioni a volte tragiche dei genitori inesperti e quelli, più agguerriti, che vedono nei pianti un segno di richiamo che non bisogna necessariamente drammatizzare. Le grida di un neonato possono rimandare incosciamente a propri fantasmi. Come quella madre per la quale le urla del suo bambino evocavano le sue,da piccola, quando suo padre picchiava sua madre. “ Se i genitori sono pieni di incubi in testa, non riescono a calmare il bambino, che grida sempre più forte, prosegue Sylvanian Missonnier. E’ un circolo vizioso che affonda i genitori in un grande sconforto.” Stéphanie Allenou, madre di tre bambini, ha rotto il tabù della madre sull’orlo di una crisi di nervi in un libro pubblicato a marzo ( Madri spossate, Edizioni I legami che liberano, p.222, 17 euro) su consiglio di Sophie Marinoupolos, psicoanalista e cofondatrice della casa editrice. Ella racconta la sua difficoltà d’essere madre, il suo smarrimento, i sentimenti negativi che finisce, stremata di forze, a provare nei riguardi dei suoi bambini. “ Non ho mai dubitato dell’amore che avevo per i miei bambini, ma non li sopportavo più” spiega. Racconta lo sfinimento fisico e psichico che insidiosamente ha preso posto. Preoccupata d’ essere una super-mamma, ella ha voluto fare per il meglio, rispondendo al minimo desiderio dei suoi gemelli, occupandosi allo stesso tempo della loro sorella più grande. Isolata in casa, privata di sonno per mesi, senza momenti di recupero, è divenuta irritabile, abusando delle sculacciate. “Tutto quello che intraprendevo era interrotto dai bambini, non potevo mai portare a termine un compito” rammenta. Tre volte, ha pensato di lasciare i suoi bambini al parco, senza farlo. “ Ero stremata, mi sono detta che altre mamme avrebbero preso il mio posto. Volevo nascondermi, dormire, spiega. Cedevo ogni giorno, andavo in collera. Sentivo i miei bambini come “piccoli tiranni”, dai quali bisognava proteggersi.” Quando i gemelli hanno avuto circa 2 anni, Stèphanie Allenou ha deciso di reagire e di chiedere aiuto. Ha trovato un luogo d’ascolto genitori-bambini, ha consultato una psicologa, iscritto a scuola i gemelli all’età di due anni e mezzo, creato la sua impresa… “ La discesa agli inferi richiede tempo, la risalita anche. Ci ho messo per lo meno un anno e mezzo per recuperare” confessa. E’ più difficile oggi accedere ad una maternità serena? Sophie Marinopoulos lo crede: “Siamo in una società che idealizza sempre la madre, e le giovani donne vogliono corrispondere a questa immagine idealizzata.” Le si pensa totalmente disponibili, rispondenti immediatamente al desiderio dei loro bambini. “Le giovani madri hanno la tendenza a credere che il bambino corrisponde alle loro attese, ma il divario tra il bambino immaginario e quello reale si è creato, ciò aumenta delusioni future”, spiega la psicoanalista. I bambini gridano perché non sanno attendere e non è entrata in gioco un’autonomia psichica. Le madri fanno troppo e loro chiedono sempre più. Questo stato di fatica e di frustrazione può esitare in uno spossamento fisico e psichico, definito “burn out” materno. “ Queste madri si sentono colpevoli, hanno sentimenti negativi nei riguardi dei loro bambini e finiscono per disinteressarsene in alcuni momenti. Si vergognano di non essere all’altezza dei loro ideali e questa vergogna le isola enormemente”, prosegue Sophie Marinopoulos, autrice di “Nell’intimo delle madri” (Fayard 2005). Per i genitori ha fondato un luogo di accoglienza e di ascolto, “Le Pates au beurre”, a Nantes, nella Loira Atlantica, nell’ambito del servizio di prevenzione e promozione della sanità psichica. E per concludere: “ C’è un deficit di empatia che è urgente risanare”. (Traduzione dal francese di Giulia Miceli)

17/02/2012

Centri Clinici AIPPI

I Centri Clinici AIPPI offrono, a costi contenuti, consultazioni e percorsi psicoterapeutici ad indirizzo psicoanalitico per bambini in età pre-scolare, scolare, adolescenti con lievi o gravi difficoltà nella sfera emotiva e relazionale e per genitori che si trovano ad affrontare problematiche di coppia e/o legate al rapporto con i figli.

I Centri Clinici offrono consulenze a professionisti impegnati nel lavoro con i bambini ed adolescenti e nelle professioni di aiuto. Contatta il Centro clinico AIPPI più vicino a te (Milano, Pescara, Roma, Napoli) per saperne di più e per fissare il primo colloquio.

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