La consultazione con gli adolescenti di Roberto Quintiliani

La consultazione con gli adolescenti

 

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore


L'adolescenza: un’età di transizione? Quali difficoltà possono ostacolare il passaggio all’età adulta? In che consiste la consultazione? Quando richiederla? E come parlarne all’adolescente? A chi rivolgersi? L’adolescenza: un’età di transizione? L’adolescenza si colloca tra la pubertà (11-14 anni) e l’età adulta ed è caratterizzata da molteplici ed importanti cambiamenti: dallo sviluppo sessuale e fisico alle trasformazioni psicologiche, con tentativi di indipendenza ed autonomia che in genere si manifestano con la ricerca di nuovi riferimenti, come il gruppo dei coetanei, e che spesso sono accompagnati da atteggiamenti oppositivi e trasgressivi. Si tratta di un periodo in cui l’individuo può provare sofferenza psicologica senza che ciò indichi che sia presente una situazione patologica. La crisi tipica di questa età, infatti, è quella di chi, nella ricerca di una propria identità, sta perdendo sia i propri riferimenti interni, a causa dei mutamenti del proprio corpo e della propria mente, sia quelli esterni, con il naturale distacco dalle figure genitoriali, senza averne ancora trovati di nuovi. Tutto ciò non deve spaventare né il ragazzo né il genitore, ma deve essere visto come il normale processo di separazione e individuazione necessario ad “attrezzarsi” per la vita adulta. Quali difficoltà possono ostacolare il passaggio all’età adulta? Se nel passato dell’adolescente esistono situazioni problematiche antiche e irrisolte, al momento della trasformazione fisica queste si ripresenteranno con urgenza e sarà impossibile rinviarle ancora. In questo caso egli si troverà da una parte nell’impossibilità di rivolgersi al mondo infantile ormai precluso, dall’altra di proseguire nel processo di crescita verso un mondo adulto che spaventa per diversi motivi: dalla sessualità alla separazione psicologica dai propri genitori. In quest’impasse l’adolescente può rimanere bloccato in uno stato d’animo di sospensione e di vuoto di pensiero. In che consiste la consultazione? La consultazione è un’occasione per cercare di aiutare gli adolescenti a ristabilire un contatto con il loro mondo emozionale lavorando con la loro parte adulta, riavviando insieme un processo di pensiero e di crescita. Al tempo stesso lo psicoterapeuta valuterà la motivazione dell’adolescente a intraprendere un lavoro su di sé e la sua capacità di sopportare il cambiamento. In questo processo non verranno sottovalutate le comunicazioni sui fatti reali della vita, pur tenendo contemporaneamente presenti l’ansia e l’ambivalenza che di solito accompagnano la richiesta di consultazione. Quando richiederla? A volte la crisi si aggrava e non trova soluzione e appaiono invece comportamenti patologici come: l’impossibilità di frequentare la scuola; le fughe; i tentativi di suicidio; i disturbi alimentari; le condotte antisociali; gli stati di dipendenza (droghe, alcool, abuso di sostanze, promiscuità sessuale, dipendenza da videogiochi). Questi stati si accompagnano spesso a vuoti di pensiero e confusione mentale che suggeriscono la necessità di intervenire con urgenza in quanto indicano un blocco evolutivo che potrebbe sfociare, se non si interviene, in una psicopatologia conclamata. E come parlarne all’adolescente? È molto importante che la richiesta di consultazione venga condivisa ed accettata dal ragazzo, in quanto, accanto alla necessità di aiuto che egli può manifestare, coesiste una altrettanto grande diffidenza nei confronti del mondo degli adulti. È necessario allora agire con molta cautela, cercando di salvaguardare la richiesta espressa dal ragazzo. Infatti, per quanto in crisi con se stesso e con il mondo, l’adolescente è generalmente sempre ostile all’idea di stabilire un rapporto di dipendenza con un adulto ed in particolare con lo psicoterapeuta, perché teme la conferma di una diagnosi che spesso ha già fatto da sé. A chi rivolgersi? Proprio per il carattere di urgenza che queste situazioni rivestono, la consultazione in questa fascia di età è molto delicata e va condotta da specialisti esperti che sappiano tener conto dell’ambivalenza che caratterizza la richiesta di aiuto e che siano consapevoli della difficoltà di trovare i modi e le parole per ristabilire quei legami con il mondo esterno che sono stati messi in crisi o recisi. È il caso quindi di rivolgersi a centri specializzati pubblici o privati considerando che le associazioni più importanti che si occupano di psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza hanno, tra le loro offerte, centri di consultazione con specialisti delle varie fasce di età. Per tutti questi motivi non è consigliabile stabilire a priori la durata di una consultazione in questa fascia di età e non necessariamente è utile proporre una psicoterapia, bensì è necessario dare al ragazzo il tempo necessario a comprendere quello che si sta facendo in modo che egli possa sentire di poter decidere autonomamente un eventuale prolungamento del trattamento.

A cura di Roberto Quintiliani Psicologo, Psicoterapeuta Socio ordinario AIPPI Direttore di Programma della Comunità terapeutica Reverie

Rubrica a cura di Bianca Micanzi Ravagli Membro didatta AIPPI Redazione della rivista Richard & Piggle © Il Pensiero Scientifico Editore

04/07/2007

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