Bianca Micanzi Ravagli. L'Infant Observation dalla formazione alla clinica

Bianca Micanzi Ravagli

 

L’infant Observation dalla formazione alla clinica


Seminario tenuto alla sede dell’Ordine Psicologi del Lazio Roma, 09/06/2012 Il metodo osservativo di approccio psicoanalitico, così come viene a configurarsi nella specializzazione quadriennale degli psicoterapeuti A.I.P.P.I., è una esperienza formativa centrale e indispensabile. Questo per diversi ordini di motivi: Il primo: l’osservazione diretta del bambino rappresenta per gli psicoterapeuti dell’età evolutiva e della famiglia una esperienza formativa indispensabile a integrare le conoscenze teoriche in merito allo sviluppo del bambino all’interno del sistema dinamico di relazioni familiari. Il secondo: perché è un tirocinio insostituibile per l’assetto interno e per la capacità di ascolto dei futuri psicoterapeuti. Non ultimo perché l’osservazione diretta dello sviluppo infantile è ormai da tempo il terreno privilegiato di incontro e di confronto tra discipline e modelli teorici differenti: qui l’osservazione diretta di approccio psicoanalitico si confronta con gli studi di psicologia evolutiva a carattere sperimentale, con le ricerche di psicologia evolutiva e clinica ispirate alla teoria dell’attaccamento e infine con le neuroscienze. La mia relazione quindi, a partire da una breve rassegna che concerne l’interesse della psicoanalisi per l’osservazione diretta del bambino e per il suo significato, illustrerà come si svolge nei nostri programmi, il seminario di Infant Observation e quali sono i suoi scopi e le sue ricadute nella formazione. 1) L’osservazione diretta nel pensiero psicoanalitico. L'osservazione dei bambini nel loro ambiente di vita, era un tema presente nel pensiero di Freud che, già nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), affermava: "L'indagine psicoanalitica che da età successive risale all'infanzia, (a posteriori, o retrospettiva) e la contemporanea osservazione (prospettica, anterograda) del bambino, sono complementari fra loro.” E aggiungeva: “L'osservazione dell'infanzia ha lo svantaggio di lavorare con un oggetto che si presta facilmente a equivoci, la psicoanalisi viene ostacolata dal fatto che solo per vie molto indirette essa può raggiungere i suoi oggetti e le sue conclusioni; ma i due metodi nella loro cooperazione attingono a un grado sufficiente di sicurezza della conoscenza." Come a dire che l'osservazione diretta dei bambini può offrire un significativo contributo ad una psicologia psicoanalitica fondata sulle ipotesi ricostruttive basate sulla clinica dei pazienti adulti nevrotici. Freud ci offre ci offre un esempio di osservazione diretta nel 1920, in “Al di là del principio del piacere”, quando descrive in modo particolareggiato le sequenze di un gioco infantile chiedendosene il significato nell'economia psichica. In questa occasione egli dimostra anche come l'attenzione particolareggiata a sequenze di comportamento infantile acquistino significato se inserite in contesto di relazioni familiari e collegate con il mondo pulsionale del bambino. Freud, come è noto, in questa sede si propone di abbandonare, sia pure per breve tempo, “l’oscuro e tetro argomento della nevrosi”, per “studiare il modo in cui opera l’apparato psichico in una delle sue attività normali”: il gioco dei bambini. “Ora –egli dice- senza voler abbracciare tutto il campo di questi fenomeni, ho sfruttato un’occasione che mi si è offerta per chiarire il significato del primo giuoco che un bambino di un anno e mezzo si era inventato da sé. Si è trattato –egli aggiunge- di qualcosa di più di una fuggevole osservazione, poiché sono vissuto per alcune settimane sotto lo stesso tetto del bambino e dei suoi genitori, ed è passato un certo tempo prima che riuscissi a scoprire il significato della misteriosa attività che egli ripeteva continuamente .” Prosegue poi descrivendo attentamente il bambino, le circostanze di vita e di ambiente, e finalmente la sua “misteriosa attività” svelata mediante l’osservazione diretta. Ascoltiamolo: “Lo sviluppo intellettuale del bambino non era affatto precoce; a un anno e mezzo sapeva pronunciare solo poche parole comprensibili e disponeva inoltre di parecchi suoni il cui significato veniva compreso dalle persone che vivevano intorno a lui. In ogni modo era in buoni rapporti con i genitori e con la loro unica domestica, ed era elogiato per il*suo "buon" carattere. Non disturbava i genitori di notte, ubbidiva coscienziosamente agli ordini di non toccare certi oggetti e non andare in certe stanze, e, soprattutto, non piangeva mai quando la mamma lo lasciava per alcune ore, sebbene fosse teneramente attaccato a questa madre che non solo lo aveva allattato di persona, ma lo aveva allevato e accudito senza alcun aiuto esterno. Ora questo bravo bambino aveva l'abitudine — che talvolta disturbava le persone che lo circondavano — di scaraventare lontano da sé in un angolo della stanza, sotto un letto o altrove, tutti i piccoli oggetti di cui riusciva a impadronirsi, talché cercare i suoi giocattoli e raccoglierli era talvolta un'impresa tutt'altro che facile. Nel fare questo emetteva un "o—o—o" forte e prolungato, accompagnato da un'espressione di interesse e soddisfazione; secondo il giudizio della madre, con il quale concordo, questo suono non era un'interiezione, ma significava "fort" ["via"]. Finalmente mi accorsi che questo era un giuoco, e che il bambino usava tutti i suoi giocattoli solo per giocare a "gettarli via". Un giorno feci un'osservazione che confermò la mia ipotesi. Il bambino aveva un rocchetto di legno intorno a cui era avvolto del filo. Non gli venne mai in mente di tirarselo dietro per terra, per esempio, e di giocarci come se fosse una carrozza; tenendo il filo a cui era attaccato, gettava invece con grande abilità il rocchetto oltre la cortina del suo lettino in modo da farlo sparire, pronunciando al tempo stesso il suo espressivo "o—o—o"; poi tirava nuovamente il rocchetto fuori dal letto, e salutava la sua ricomparsa con un allegro "da" ["qui"]. Questo era dunque il giuoco completo — sparizione e riapparizione — del quale era dato assistere di norma solo al primo atto, ripetuto instancabilmente come giuoco a sé stante, anche se il piacere maggiore era legato indubbiamente al secondo atto. L'interpretazione del giuoco divenne dunque ovvia. Era in rapporto con il grande risultato di civiltà raggiunto dal bambino, e cioè con la rinuncia pulsionale (rinuncia al soddisfacimento pulsionale) che consisteva nel permettere senza proteste che la madre se ne andasse, II bambino si risarciva per così dire, di questa rinuncia, inscenando l'atto stesso dello scomparire e del riapparire avvalendosi degli oggetti che riusciva a raggiungere. Il significato simbolico del gioco del rocchetto lanciato via e recuperato, viene dunque riconosciuto come tale all’interno di una serie di atti dapprima incomprensibili o fastidiosi, dopo una lunga serie di ripetute osservazioni. E tale significato viene ricollegato alla possibilità di elaborare mentalmente o di compensare la separazione e l’assenza attraverso la sparizione e riapparizione degli oggetti, sorta di evoluzione del gioco del cucù, ubiquitario nello sviluppo di tutti i bambini del mondo. Per l’economia del nostro discorso più che l’intuizione del significato del gioco nell’economia dello sviluppo psichico, intuizione di per sé geniale e che troverà innumerevoli conferme negli studi sperimentali di questi ultimi decenni, va sottolineato l’interesse e l’impegno che Freud dedica all’osservazione e alla ricerca dl significato. Ovviamente ciò non è mai stato sconosciuto e trascurato dalle madri e dagli educatori sensibili, ma non era, a quei tempi, considerato scientifico. Per inciso, gli studi dell’Infant Rsearch di approccio interattivo cognitivista, ci hanno confermato dagli anni ’80, il ruolo centrale e strutturante che il genitore svolge quando ricerca e attribuisce significato al comportamento del proprio bambino Nel 1926, in Inibizione, sintomo e angoscia, Freud di fronte ai complessi problemi legati alla formulazione di una teoria dell'angoscia, ritorna alle osservazioni sul modo in cui i bambini si comportano quando sono lasciati soli al buio o con estranei. Bowlby, (1969), riprende l’affermazione di Freud sulla necessità di confrontare i dati offerti dalla clinica con quelli tratti dall’osservazione e sottolinea la necessità che ricerche osservative orientate in senso prospettico vadano a coniugarsi con i dati raccolti a posteriori nella clinica per costruire una psicologia psicoanalitica basata sulla rigorosa applicazione del metodo scientifico del formulare ipotesi e verificarle. E' stata questa la prospettiva da cui egli è partito per formulare la teoria dell'attaccamento che è basata sull'ipotesi che la separazione dall'oggetto primario sia un fattore di rischio nello sviluppo, ipotesi da verificare sperimentalmente attraverso ricerche di carattere osservativo in ambiente naturale, così come avviene per le ricerche etologiche. La tradizione di tali osservazioni era quella inaugurata da Anna Freud negli asili residenziali dove erano accolti bambini orfani o separati dalla famiglia. (Vedi lavori di A. Freud e D. Burlingham del 1942, Bambini piccoli in tempo di guerra e del 1943, Bambini senza famiglia). L'autrice afferma che l'esperienza pluriennale in un istituto di tal genere offriva una opportunità unica di compiere osservazioni dei bambini sul lungo periodo e per quasi ventiquattro ore su ventiquattro. Le motivazioni a osservare: A. Freud (1951) "Noi ci chiediamo se il lavoro di osservazione al di fuori della situazione analitica possa o no portare a nuove scoperte circa la tendenza e i processi basilari (postulati dalla psicoanalisi, Nota personale) e possa così integrare i dati raccolti attraverso le analisi di adulti e bambini. E' perciò utile che ci venga ricordato che la nostra conoscenza analitica non è imperniata così esclusivamente sulla situazione analitica tra analista e paziente come siamo talvolta inclini a credere". A. Freud dunque si trovò ad incoraggiare la pratica della osservazione diretta compiuta dagli operatori qualificati: educatori, insegnanti e riabilitatori, addestrati professionalmente. Ricordo che James Robertson, che più tardi collaborò con Bowlby, era uno di questi. Peraltro, come sottolinea A. Freud, le osservazioni compiute negli asili residenziali di Hampstead dal 1940 al 1945, furono "non più che un prodotto secondario di un lavoro intensivo e filantropico nel periodo bellico finanziato come tale" Infatti "fallirono i tentativi di richiesta di finanziamenti aggiuntivi per l'osservazione, registrazione e classificazione del materiale raccolto e queste attività dovettero essere relegate ai ritagli di tempo degli operatori e furono intraprese con il loro sforzo volontario". Come a dire che furono la Cenerentola in un insieme di attività effettuate con finanziamenti esterni. Ma l'esperienza doveva rivelarsi molto feconda se pensiamo appunto alla collaborazione tra Bowlby e Robertson che negli anni '50 portò alla richiesta dell'OMS di studiare gli effetti della separazione dalla famiglia sullo sviluppo infantile, e alla nascita della teoria dell'attaccamento. E ancora se pensiamo al filone di ricerche che, sempre a partire dal lavoro di A. Freud, si è sviluppato negli Stati Uniti e che ha prodotto gli studi di M. Mahler, di Fraiberg e della stessa Ainsworth, di cui conosciamo i contributi alla teoria dell'attaccamento. Proprio in quegli anni '70 si è prodotta una vera e propria rivoluzione negli studi sperimentali di psicologia evolutiva, non solo per l'introduzione di metodi di registrazione più adatti alla complessità del comportamento infantile, quanto per il mutamento radicale nel paradigma di osservazione, a partire dalle prerogative specifiche della fase precoce del comportamento da osservare: succhiare, girare la testa e guardare che vengono considerate risposte altamente significative nel contesto di relazione con l'altro, il care giver. E a questo punto non si può non citare l'affermazione Winnicottiana sulla nascita psicologica del bambino: "non c'è un bambino senza le cure materne". Questo modo radicalmente diverso di impostare la ricerca ha prodotto una mole impressionante di dati sulla vita mentale precoce e sul modo in cui essa nasce e si sviluppa all'interno di una relazione diadica, come era stato postulato dalla teoria delle relazioni oggettuali e dalle ricerche sull'attaccamento. Dati per i quali è stato ampiamente riconosciuto che i bambini sono capaci di comportamento organizzato e spontaneo fin dai primi momenti di vita, che nascono con una predisposizione sociale, e che un approccio diadico è essenziale allo studio dello sviluppo precoce. Pertanto il dialogo e lo scambio tra ricerca e teorie psicodinamiche è diventato più frequente e più ricco, pensiamo ad es. alla teorizzazione della capacità autoriflessiva, ai fattori che la facilitano e a quelli che possono ostacolarla e, per quanto attiene più specificamente al nostro interesse, alla differenza sottolineata da Stern (1985), tra "bambino osservato" e il processo terapeutico di ricostruzione del passato evolutivo. 2) Il metodo osservativo di approccio psicoanalitico nella formazione - Il seminario di Infant Observation basato sull'osservazione diretta del bambino da O a 2 anni, fu introdotta nella formazione Tavistock, cui l’A.I.P.P.I. si ispira, da Esther Bick che nel 1949 ha inaugurato un modello di formazione per la quale tali seminari si sono diffusi in Europa e in tutto il mondo. In Inghilterra essi sono stati introdotti nel curriculum di studi della British Psychoanalytical Society e costituiscono tuttora, senza grandi cambiamenti, un Master Post graduate diploma/MA di studi osservativi organizzato dalla East London University, UEL insieme alla Tavistock Clinic. In Italia essi sono stati introdotti nel 1976 da Martha Harris che con D. Meltzer ha creato il primo gruppo di formazione, "dimostrandosi -così M. Harris- una delle migliori preparazioni per lo sviluppo di quelle qualità percettive che Bion considera necessarie nella stanza di analisi". In Italia essi sono parte integrante della formazione in psicoterapia dell'infanzia e dell'adolescenza ed in particolare della formazione dell’A.I.P.P.I. Il seminario di Infant Observation impegna gli specializzandi della nostra Scuola di Specializzazione nel primo e nel secondo anno di corso. Il seminario osservativo, nella sua formulazione originale e nella formula ancora oggi attuale del Master, era aperto ad un ampio ventaglio di professioni accomunate dall'interesse per lo sviluppo della persona e della relazione, e dal lavoro con l'età evolutiva. M. Harris sottolineava che "la presenza di persone provenienti da ambienti diversi è di aiuto per i seminari sull'osservazione, proprio perché per ognuno di noi è difficile liberarsi dai condizionamenti che provengono dal nostro ambiente di provenienza, dai modi di pensare, dalle aspettative e dalle difese inerenti al nostro ruolo. Ogni ambiente di provenienza le sollecita e, se a volte costituiscono una risorsa, altre volte rappresentano un ostacolo a descrivere il comportamento umano e le sue interazioni." Il carattere trasversale del metodo e della pratica osservativi permette un confronto paritario tra persone unite dall'interesse per la persona umana, per la conoscenza dell'ambiente in cui cresce e si sviluppa, e per le relazioni che aiutano tale sviluppo o che lo ostacolano. In tali condizioni si può realizzare uno scambio molto fecondo e stimolante tra insegnanti, riabilitatori, assistenti sociali, pediatri, psicologi, neuropsichiatri, educatori, ed anche giudici minorili. Ancora M.Harris: "La presenza in un seminario (osservativo) di persone che si accostano ai problemi da punti di vista diversi è un arricchimento”, anche perché tutti sono aiutati a realizzare che il proprio training precedente qualunque esso sia, può aver bloccato la spontaneità dell'intuizione. Se questo è vero per gli psicoanalisti, è certamente vero anche per i clinici che si confrontano con l'unicità della persona umana e della sua situazione di disagio, con il compito di risignificare la sofferenza e di leggere il bisogno affettivo al di là di quanto viene espresso verbalmente. Si può così realizzare che Il bagaglio teorico è indispensabile ma non sufficiente senza un percorso, complementare all’analisi personale, in cui ognuno, possa, come dice Bion, "apprendere dall'esperienza" - Descrizione del seminario di Infant Observation. a) Articolazione del Seminario: 3 momenti distinti - Osservazione Gli specializzandi si impegnano ad osservare settimanalmente un bambino dalla nascita ai due anni. Le osservazioni avvengono in famiglia, hanno la durata di un'ora, in giorni e ore concordati e preferibilmente fissi. - Registrazione Gli specializzandi, dopo l’ora do osservazione dovranno trascriverla il più dettagliatamente possibile; si raccomanda che tra l'osservazione e la sua stesura non passi troppo tempo. Se ciò non è possibile si raccomanda, sempre al di fuori dell'ora di osservazione, di prendere degli appunti in attesa della stesura definitiva. - Discussione I protocolli di osservazione vengono letti e discussi periodicamente nel gruppo di formazione che è coordinato da un conduttore esperto. A conclusione del biennio viene richiesto allo specializzando un lavoro scritto di circa 4000 parole. -b) Posizione e ruolo dell'osservatore. Come ho detto le sedute si svolgono con frequenza regolare, in giorni e ore concordati e preferibilmente fissi in famiglia, vale a dire in ambiente naturale. La scelta della famiglia deve avvenire in modo tale da tutelare la posizione neutrale dell'osservatore.... Durante queste ore, all'osservatore viene richiesto di attenersi alla regola dell'astensione: - astenersi dal prendere appunti in modo da lasciare la sua attenzione libera di partecipare a tutto campo ciò che sta avvenendo fuori e dentro di sé, - astenersi dal dare consigli, anche se sollecitato a farlo, - astenersi dal porre attivamente domande e dal prendere iniziative, insomma dall'assumere un ruolo che non sia quello di una presenza amichevole e attenta, ma tale da non intralciare lo svolgimento delle normali attività della famiglia. Per citare E. Bick, 1964: l'osservatore "deve resistere all'essere coinvolto in ruoli che implicano un intenso transfert infantile e di conseguenza un controtransfert” L'affidabilità del metodo è quindi basata su una situazione definita nei suoi confini in modo rigoroso, situazione che viene monitorata nelle presentazioni e discussioni del materiale osservativo nel gruppo di formazione. - Scopo del Seminario di Infant Observation: -a) fornire agli specializzandi in Psicoterapia Psicoanalitica una esperienza personale viva, effettuata in una posizione privilegiata e protetta, quella dell’osservatore, e monitorata nel gruppo condotto da esperti, dello svolgersi dei processi psichici del neonato e del bambino piccolo all’interno di un sistema di relazioni familiari. Più specificamente: conoscere come si sviluppa un bambino da O a 2 anni nel suo ambiente naturale di vita, affiancando tale esperienza alle conoscenze teoriche. - Per la maggior parte delle persone, eccettuata la madre, ciò che fa un lattante o un bambino piccolo è difficile a capirsi se non in termini di comportamento molto generale. L'osservatore, nell'ambito del seminario è aiutato ad affinare la sua capacità di cogliere i dettagli e tenerli a mente finché emergano delle costanti di significato. Ricordiamo che l’osservatore si reca in famiglia settimanalmente in un giorno ed in un orario prefissato ed ha il mandato di mantenere la sua presenza nei limiti di un ascolto partecipe ed empatico, astenendosi da qualsiasi tipo di intervento attivo, come proposte di aiuto, consigli ecc.. Poiché il ruolo dell'osservatore esclude che egli intervenga nella relazione tra i componenti della famiglia e soprattutto tra la madre e il bambino egli ha l'opportunità di seguire: il modo in cui tale relazione si sviluppa nel tempo, con adattamenti successivi che hanno il fine implicito di superare crisi e difficoltà. Egli ha inoltre l'occasione di sperimentare come queste esperienze possono essere usate, nelle diverse famiglie, in modo più o meno favorevole alla crescita del bambino e alla competenza e maturità dei genitori. Infine egli potrà rendersi conto nel tempo di come siano ingannevoli i giudizi affrettati. -b) Fornire allo specializzando una esperienza prolungata di contatto con le emozioni suscitate dalla "full immersion" in un gruppo familiare al momento della nascita e durante il primo periodo di vita di un bambino. Questo comporta il confronto ravvicinato con emozioni complesse e potenti, ansie e difese proprie e altrui. Il seminario aiuta l’osservatore a riconoscerle, accoglierle e tenerle vive nella propria mente attraverso un doppio ascolto costante: interno ed esterno rivolto cioè, non solo a ciò che avviene intorno a lui, ma anche al modo in cui tutto ciò risuona dentro di lui. Va da sé che tale esperienza rappresenta il tirocinio per promuovere e mantenere un assetto interno e una "attenzione liberamente fluttuante" agli accadimenti esterni e alle proprie risposte emozionali. Una disponibilità del tipo che Bion descrive con una citazione divenuta celebre "senza memoria né desiderio" che mantiene il contatto con la situazione con una attenzione ai dettagli il più possibile non selettiva. Tale assetto interno, insieme alla necessità di astenersi dall’agire, a contenere le proprie emozioni, e a mantenersi aperto ad ulteriori sviluppi nella comprensione, viene quindi a buon diritto considerato la migliore preparazione all’ascolto e alla elaborazione dei messaggi transferali e controtransferali nella stanza d’analisi. -c) Nella discussione in gruppo ogni membro ha l'opportunità di notare come, prima o poi, tutti gli altri membri si trovano a fronteggiare degli stati mentali per i quali si è spinti, quando le cose vanno male, a dare la colpa a qualcuno (usualmente alla madre), Si accorgerà inoltre come il pensare di saperne di più e il fare inutili diagnosi e predizioni onniscienti, ha come conseguenza quella di precludersi la possibilità di fare ulteriori esperienze. -d) Quanto ai contenuti dell’osservazione, sappiamo che nel rapporto madre-bambino e genitori-bambino, un posto privilegiato occupano le aspettative dei genitori sul proprio figlio, i conflitti, le ansie e sofferenze passate e presenti, le loro paure e i loro desideri: in una parola tutto un insieme di proiezioni che si indirizzano al bambino, o meglio, dentro di lui. Come sappiamo, questo materiale che la nascita biologica del figlio riattiva, può essere di aiuto o di ostacolo nella transizione alla genitorialità. Nella stanza di terapia tutte queste dinamiche, relazioni e rappresentazioni vengono evocate, ipotizzate e ricostruite a posteriori; nell’esperienza osservativa invece, si assiste al loro manifestarsi nell’attualità della scena familiare, sicché la trasmissione della vita psichica da una generazione all’altra può essere colta sul nascere. L’esperienza osservativa inoltre, sebbene privilegi la relazione madre-bambino, si estende anche agli altri componenti della famiglia: il padre, i nonni, i fratelli, rivelando in questo aspetto ulteriori risorse e potenzialità, poiché sotto gli occhi attenti dell’osservatore si dispiega e si schiude tutto un mondo articolato e complesso di relazioni esterne ed interne radicate nel passato e riattivate nel presente in funzione del futuro. Non meno importante risulta per l’osservatore l’esperienza del contributo che il bambino reale porta nella relazione con le sue personali doti fisiche e temperamentali: di salute e malattia, di modalità di rispondere alle cure ambientali e di tollerare l’ansia e la frustrazione. Prendersi cura di un bambino che cresce bene, che protesta solo quando è necessario, che si consola facilmente, che risponde con vivacità e con piacere agli stimoli, è una gioia e una soddisfazione anche per il genitore più inesperto. La realtà di un bambino di tal genere si impone più facilmente ed è di grande aiuto nel dissipare le ansie e i conflitti. Purtroppo è vero anche l’inverso: sicché il timore o il manifestarsi di una malattia si presta ad incarnare le fantasie più angosciosi. -e) Poiché inoltre l'osservatore discute in gruppo le proprie trascrizione e ascolta e discute quelle degli altri ha l'opportunità di seguire, in modo continuativo nell'arco di due anni, lo sviluppo di un certo numero di bambini all'interno delle famiglie di appartenenza. 3) L’importanza della formazione osservativa per chi lavora con genitori e bambini, ragazzi o adolescenti Abbiamo visto in precedenza come il tirocinio osservativo ci insegna a mantenere un assetto di neutralità empatica e ad accorgerci quando rischiamo di perdere la nostra capacità di ascolto esterno ed interno. Dobbiamo ricordare però che c’è sempre il rischio che pregiudizi e atteggiamenti giudicanti interferiscano con il nostro assetto professionale nelle consultazioni e nelle psicoterapie con genitori e bambini e siano di ostacolo al nostro lavoro. I rischi principali sono: a) il rischio di identificazione eccessiva con il bambino. C’è una tendenza ad identificarsi con il desiderio infantile di non essere mai frustrati e di avere una madre perfetta. Questo assetto interno ci rende insofferenti quando la neo-mamma non incarna l’ideale a cui inconsciamente si aspira: sempre disponibile, mai stanca, intuitiva nel fornire istantaneamente sollievo e cure al bambino. Conseguentemente si tende ad attribuire ogni sofferenza del bambino alla inadeguatezza delle cure. b) La gelosia nei confronti del bambino è forse meno ovvia ma non meno presente: una delle conseguenze è che si è spinti a pensare che il bambino sia troppo viziato, che la madre lo nutra troppo a lungo o che, per esempio non dovrebbe farlo addormentare al seno. c) La rivalità con la madre affonda le sue radici nella rivalità infantile che ciascuno ha provato nei confronti della propria madre e si manifesta in un atteggiamento giudicante e critico verso il modo in cui i genitori si prendono cura del bambino, e ci spinge a dar consigli mentre si dovrebbe essere comprensivi e di supporto verso i genitori impegnati 24 ore al giorno con un bambino piccolo.

19/06/2012

Centri Clinici AIPPI

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