Magro è bello? di Bianca Micanzi Ravagli

Magro è bello?

 

Bellezza, salute e identità: quale legame?


È giusto preoccuparsi tanto per la dieta? Cosa dire delle diete "fai da te"? Diete e crisi adolescenziali: un passaggio obbligato? Perché dimagrire a tutti i costi? Bellezza, salute e identità: quale legame? Nel periodo estivo, e non solo, la forma fisica e l’abbronzatura sono tra gli argomenti più trattati dalla stampa e soprattutto dalla pubblicità. Snellezza e tintarella sono le parole d’ordine per le vacanze perché garantiscono a tutti l’aspetto del benessere e della vita sana all’aria aperta. Per tutti, infatti, le vacanze ricreano, sia pure per pochi giorni, una condizione di contatto con la natura che, insieme alla sospensione dal lavoro e dalle responsabilità, è la loro principale attrattiva. Si moltiplicano gli alberghi che offrono ai loro clienti Centri benessere e Centri fitness con sauna, massaggi, ecc. Anche le rubriche di cucina propongono, nei menu dietetici, ricette studiate per accontentare il palato e la stagionalità tenendo, però, sempre presente il contenuto calorico. Apparire e sentirsi "più sani e più belli" diventa così l’imperativo delle vacanze, così come dei periodi che le precedono e le seguono. Ma come mai lo prendiamo tanto sul serio? Perché, in generale, l’aspetto fisico e soprattutto il sapere di essere in buona salute sono una componente centrale della nostra identità. È giusto preoccuparsi tanto per la dieta? La preoccupazione per la dieta non è necessariamente un’esagerazione, se pensiamo che questo termine indica qualsiasi tipo di regime alimentare controllato e non soltanto quelli caratterizzati da restrizioni più o meno rigide. Non sempre ci ricordiamo che ciascuno di noi si è formato nel tempo, più o meno consapevolmente, delle vere e proprie abitudini alimentari che tendono a mantenersi, siano esse buone o cattive. Di conseguenza, mentre in teoria tutti sono disposti ad accettare l’utilità di un regime alimentare equilibrato, pochi sono disposti a metterlo in pratica, se comporta un cambio di abitudini. In genere si pensa alla dieta in termini di sacrifici e rinunce imposte dall’esterno, e quindi difficili da accettare. Essere messi a dieta a causa di una patologia a volte ne rende insopportabili le limitazioni, in quanto esse ricordano costantemente all’interessato quella malattia che è una ferita alla sua identità di uomo o donna sana. Ferita che si vorrebbe dimenticare. Come ben sanno i medici, alcuni pazienti trovano molto difficile sottostare ad un regime, specie se rigido: preferiscono non pensare alle conseguenze. In sintesi, se preoccuparsi in modo eccessivo non è di aiuto, bisogna però "occuparsi" di creare e mantenere abitudini alimentari sane e adeguate allo stato di salute, all’età, alle esigenze lavorative e anche alle tradizioni familiari, questo perché le abitudini, specie quelle alimentari, fanno parte della propria identità e, se sane, sono utili a tutti e indispensabili ad alcuni. Cosa dire delle diete "fai da te"? A volte sotto le motivazioni estetiche o ideologiche che portano ad autoprescriversi una dieta restrittiva si nascondono ansie molto gravi rispetto alle trasformazioni che il cibo potrebbe indurre nel nostro corpo, sui due versanti principali del peso e della contaminazione: va da sé che questo tipo di ansie è di competenza più dello psicoterapeuta che dello specialista della nutrizione. Una consultazione con uno specialista qualificato può aiutare in questi casi a comprendere se ci si preoccupa della bontà e genuinità del cibo per nutrirsi meglio o piuttosto per timore di potenziali effetti dannosi di alcuni alimenti, situazioni che sono tra loro molto diverse sul piano del benessere psichico. Analogamente, avere a cuore, ritrovare e mantenere una forma fisica con la quale ci si può identificare è una cosa, stravolgerla perché inaccettabile è molto diverso. Confondere queste situazioni interne così diverse tra loro potrebbe essere fuorviante e, in alcuni casi, pericoloso. Diete e crisi adolescenziali: un passaggio obbligato? Se pensiamo che, come si è detto, c’è un rapporto strettissimo tra il nostro aspetto fisico e la nostra identità, possiamo avere più chiare le difficoltà che qualsiasi adolescente incontra nel momento in cui il suo corpo e il suo viso, abbandonando le promesse dell’infanzia, vengono ad assumere il loro aspetto definitivo. Durante l’adolescenza è frequente un senso di estraneità rispetto alle trasformazioni del proprio corpo, trasformazioni che appaiono - e sono - fuori controllo, indipendenti dalla volontà e dai desideri. Oltre a queste ansie e alla perdita delle sicurezze dell’infanzia, ragazzi e ragazze devono a volte affrontare una delusione perché il loro aspetto non sempre si accorda con i canoni di bellezza e di prestanza fisica imposti dalla cultura, ideali ai quali la realtà non sempre corrisponde. Inoltre, per tutti gli adolescenti, identificarsi con il gruppo dei coetanei, che in genere si adegua alle sollecitazioni dei massmedia, è una tappa obbligata nel passaggio dall’infanzia alla maturità: ai valori e agli ideali familiari si sostituiscono i valori e gli ideali del gruppo, e le delusioni possono essere ancora più cocenti. Se poi pensiamo che, per molti genitori, i figli personificano le aspettative non realizzate dalla loro storia personale, il carico di lavoro psichico che gli adolescenti si trovano ad affrontare è davvero pesante, dal momento che alle proprie ansie e ai propri turbamenti possono aggiungersi quelli dei genitori. Perché dimagrire a tutti i costi? Per molti, soprattutto per le ragazze, la dieta è lo strumento con cui "rimodellare" non solo il proprio fisico ma anche la propria identità. Nei casi più precoci, che si manifestano durante la pubertà, e che giustamente preoccupano, il dimagrire è anche il voler dissimulare o cancellare nel proprio corpo i segni della maturazione sessuale che non riesce ad essere integrata nell’immagine di sé e che appare inaccettabile. Se si intuisce che il voler dimagrire è legato all’incapacità di accettare lo sviluppo e la crescita, è importante che la situazione non venga presa alla leggera e che la ragazza (perché in genere si tratta di ragazze), venga capita e aiutata, anziché semplicemente sgridata o assillata. Queste situazioni, infatti, non necessariamente portano all’anoressia, ma non vanno sottovalutate, dato anche il forte aumento dei disturbi dell’alimentazione in questa fascia d’età. Bianca Micanzi Ravagli © Il Pensiero Scientifico Editore

04/07/2007

Centri Clinici AIPPI

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