Emergenza adolescenza di B. Micanzi Ravagli

Emergenza adolescenza

 

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore


Si può parlare oggi di un'emergenza adolescenza? Come accostarci al problema? Come considerare l’aggressività in adolescenza? Perché le esplosioni di rabbia? E la violenza? Si può parlare oggi di un'emergenza adolescenza? Anche in Italia, come nei paesi più avanzati, i problemi degli adolescenti costituiscono una delle principali emergenze contemporanee e il fenomeno della violenza ne rappresenta l’aspetto più preoccupante. Violenza esercitata individualmente sul proprio corpo, sacrificato a quelli che sembrano ideali estetici nelle anoressie femminili e ora anche maschili, o ferito per la moda diffusa di scarificare con tagli superficiali o perfino mutilare la pelle. Corpo intossicato dagli abusi di alcol e di sostanze che sono tra le cause più frequenti di incidenti mortali all’uscita delle discoteche. Ciò desta un allarme crescente e proporzionale all’aumento di questi fenomeni che purtroppo coinvolgono individui sempre più giovani. Per non parlare della violenza collettiva negli episodi di bullismo, vandalismo e intolleranza nelle scuole e nelle strade da parte di gruppi che operano come bande delinquenziali. Poiché l’adolescenza è probabilmente il più importante banco di prova per lo sviluppo di ogni società, non si può che sentirsi allarmati e interrogarsi sulle origini e sulle dinamiche di queste manifestazioni. I tentativi di spiegazione a carattere sociologico sono un passaggio obbligato, ma spesso si limitano a descrivere l’andamento del fenomeno e la sua associazione con aspetti quali la marginalità e la deprivazione sociale e culturale, aspetti sicuramente rilevanti ma che per essere modificati, richiedono interventi complessi e a lungo termine. La conseguenza è che spesso si sente che la sociologia non aiuta a orientarsi nelle difficoltà, lascia aperti troppi interrogativi e, anzi, a volte, legittima il fatalismo e la rassegnazione. Come accostarci al problema? Pur senza escludere i fattori ambientali, per comprendere l’aggressività e la violenza in adolescenza, occorre tener conto del momento evolutivo in cui esse si manifestano: dall’esordio puberale alla piena adolescenza. Questa fase della vita è caratterizzata, sul piano fisico e sul piano emozionale da cambiamenti tanto profondi quanto rapidi e disomogenei specie se confrontati con i tranquilli ritmi di crescita della fanciullezza, cambiamenti che possono essere vissuti come una rottura, a volte brusca, della continuità dello sviluppo. Le trasformazioni fisiche della pubertà meritano un’attenzione particolare perché possono spaventare per il loro ritmo e intensità e a volte trovano impreparati. In pochi mesi guardandosi allo specchio si stenta a riconoscersi e il proprio aspetto può essere molto diverso da quello immaginato o sperato. I cambiamenti fisici sfuggono al controllo e segnano la fine del possibile e l’avvento del reale. L’impegno a fronteggiare questi cambiamenti, già di per sé non facile, è reso ancora più complesso dall’intensificarsi degli impulsi sessuali che preparano alla maturità biologica e aggressivi legati anche all’accresciuta forza fisica. Sul piano psichico si tratta di un passaggio impegnativo a cui non tutti arrivano preparati, specialmente se si considera che oggi le abitudini di vita e i messaggi dei media tendono ad anticipare l’inizio dell’adolescenza, in contrasto con una dipendenza affettiva ed economica sempre più prolungata. Come considerare l’aggressività in adolescenza? L’aggressività non è soltanto espressione dell’odio e della distruttività, ma è prima di tutto una dotazione biologica specifica indispensabile alla sopravvivenza, che, nel suo versante positivo, consente di affermare e difendere sé stessi e il proprio mondo di valori, affetti, idee e conquiste materiali. Per i più piccoli, questo compito è svolto dagli adulti, ma non appena si cresce l’affermazione di sé diventa una esigenza personale. Ora, è bene ricordare che con la pubertà i ragazzi e le ragazze raggiungono la maturità biologica e, in epoche non troppo lontane, questa comportava l’inserimento a pieno titolo nella comunità degli adulti attraverso il lavoro e il matrimonio. Anche se nel mondo attuale non è più così, il raggiungimento della maturità biologica resta una tappa maturativa cruciale che impegna ad una prima definizione della propria identità sulla quale costruire il futuro. Non più bambini e non ancora adulti, gli adolescenti si trovano alle prese con impegni di crescita gravosi. Il primo è far proprio il corpo sessualmente maturo accettando che l’infanzia e il suo mondo di sicurezze appartengono ormai al passato. E ancora: superare la dipendenza, sperimentarsi e affermarsi in contesti nuovi rispetto alla cerchia familiare, acquisire uno status personale all’interno di un più ampio contesto sociale, basandosi sulle proprie competenze e capacità. Per tutti questi compiti, l’aggressività è necessaria come forza vitale. C’è chi la esprime nello sport, chi rincorre il successo a scuola o nel gruppo, ma c’è anche chi si scoraggia e diventa apatico e fatalista, o cinico e disfattista rivolgendo l’aggressività contro di sé o, addirittura, chi cerca di primeggiare al negativo. Perché le esplosioni di rabbia? Si è descritta l’aggressività in adolescenza nel suo aspetto di forza vitale, ma occorre ricordare che non esistono fenomeni allo stato puro e che abbiamo costantemente a che fare con combinazioni di forze: aggressività e spinte sessuali, aggressività, frustrazione e paura. Questo è un periodo in cui le tumultuose trasformazioni fisiche esterne e interne e la necessità di riconoscerle come parte di Sé, rendono l’equilibrio psichico più instabile e causano forte ansia. Se questa viene potenziata da difficoltà esterne, possono scatenarsi reazioni aggressive impreviste e talora incomprensibili per gli adulti. Le improvvise ribellioni, i bruschi cambi di umore, il chiudersi in sé stessi, il calo di rendimento scolastico sono frequenti anche in ragazzi in precedenza ben adattati. Questa prima fase dell’adolescenza, è per tutti un momento critico che purtroppo non viene sempre riconosciuto come tale: molti genitori, disorientati dalla rapida trasformazione fisica dei loro figli, continuano a considerarli e trattarli come bambini, e non riescono quindi a offrire il necessario riconoscimento ai loro tentativi di destreggiarsi con i turbamenti, le ansie e i traguardi dai quali dipende il loro benessere e il loro futuro. E la violenza? Ritorniamo al punto di partenza: parlare dell’aggressività come di una forza vitale specifica in adolescenza non significa legittimare le aggressioni violente al proprio corpo come negli esordi anoressici e nei tentativi di suicidio dei ragazzi di scuola media, oppure negli abusi di sostanze e nelle condotte antisociali caratteristiche di una fase più avanzata dell’adolescenza. Queste manifestazioni hanno invece un carattere decisamente psicopatologico. La psicoanalisi, a cominciare da Freud, ha sempre considerato lo sviluppo umano in due tempi, il secondo dei quali, l’adolescenza, ricapitola il percorso precedente. Emerge così nella maggioranza dei casi la solidità delle identificazioni primarie e l’acquisizione delle funzioni connesse. Per qualcuno invece si rende evidente la fragilità pregressa dovuta alle tappe di sviluppo non superate, ai traumi, alle carenze nelle identificazioni primarie e alle ansie connesse, in particolare le ansie separative. È come il momento della verità in cui la coesione interna e la capacità di sopportare ansia e frustrazione senza disorganizzarsi e senza ricorrere ad atti impulsivi, viene testata. Se la prova si supera, ne deriva una nuova fiducia in sé stessi che apre nuove prospettive, se fallisce si ripropongono e si esasperano i fallimenti del passato e la mente rischia il collasso. È così che in questa fase della vita un comportamento violento può essere una risposta, sia pure disfunzionale o patologica, a ciò che viene percepito come una minaccia alla propria fragilità identitaria, fragilità che ha origini lontane, in rapporti primari insoddisfacenti, in tappe evolutive e traumi non superati. Un atto violento ha spesso ha il senso di difendere il Sé da minacce interne ed esterne: dai familiari sentiti come un ostacolo all’autonomia, dai marginali, dai deboli o dagli isolati che rappresentano parti inaccettabili di sé stessi. Così il ricorso indiscriminato al gruppo, con il senso di potenza collettiva che ne risulta, così l’adozione di un'identità negativa: “Sono io solo quando sono cattivo” sembrano soluzioni preferibili ai fantasmi di impotenza e passività. E spesso un atto violento ha il senso di prevenire o scongiurare un crollo psichico. La gravità del problema ha spinto ormai da diversi anni le Associazioni Scientifiche e i Servizi Pubblici a dedicare una crescente attenzione al disagio psichico in questa fascia di età. In una prospettiva di prevenzione sono stati aperti numerosi Centri per Adolescenti nei Servizi Sanitari, nelle Associazioni, nelle Scuole. Si tratta di strutture pubbliche e private, in cui opera personale specificamente formato e a cui i giovani in difficoltà possono rivolgersi su indicazione degli insegnanti o in modo autonomo, per ottenere una consultazione. Per i ragazzi con difficoltà più gravi c’è anche la possibilità di inserimenti temporanei in Comunità Terapeutiche per giovani. Bianca Micanzi Ravagli Psicologa, Psicoterapeuta Direttore della Scuola di Specializzazione AIPPI Redazione della rivista Richard e Piggle Rubrica "Dialogo con i genitori" a cura di Bianca Micanzi Ravagli Redazione della rivista Richard e Piggle

05/01/2010

Centri Clinici AIPPI

I Centri Clinici AIPPI offrono, a costi contenuti, consultazioni e percorsi psicoterapeutici ad indirizzo psicoanalitico per bambini in età pre-scolare, scolare, adolescenti con lievi o gravi difficoltà nella sfera emotiva e relazionale e per genitori che si trovano ad affrontare problematiche di coppia e/o legate al rapporto con i figli.

I Centri Clinici offrono consulenze a professionisti impegnati nel lavoro con i bambini ed adolescenti e nelle professioni di aiuto. Contatta il Centro clinico AIPPI più vicino a te (Milano, Pescara, Roma, Napoli) per saperne di più e per fissare il primo colloquio.

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