Report del seminario on-line AIPPI Sede Locale di Roma del 3 luglio 2020. Di C. Falco

 

 

“La scuola è finita. Il significato dei riti di passaggio”

Report del seminario on-line AIPPI Sede Locale di Roma del 3 luglio 2020

 

di Chiara Falco

 

L’11 febbraio 2020 si è diffusa un’epidemia causata da un nuovo virus, definito comunemente “coronavirus”, che ha stravolto all’improvviso la vita di ogni persona nella sua quotidianità. Si è creato uno stato di emergenza ed è stato chiesto alla popolazione di accettare misure drastiche di contenimento, che hanno limitato notevolmente la libertà individuale per il bene comune, per cercare di uscire dallo stato di pandemia.

L’inizio ha colto tutti impreparati e l’unica cosa indubitabile era che non vi fosse certezza alcuna. Attualmente ne sappiamo un po’ di più, il lockdown è finito e le restrizioni sono meno severe, ma ci troviamo ancora sospesi in uno stato di incertezza.

Dubbi e paure non sono a tutt’oggi dileguati e cercando di riflettere su quanto è accaduto, affiorano alcuni interrogativi: “Cosa è accaduto all’interno delle famiglie, costrette a vivere chiuse dentro casa? Che cosa hanno provato e pensato i bambini che all’improvviso non potevano più andare a scuola, né al parco, né frequentare le attività sportive e giocare con i propri amichetti? Cosa è successo ai genitori che si sono ritrovati senza quella distinzione casa-lavoro e hanno dovuto barcamenarsi e improvvisarsi nel ruolo di genitori-educatori-lavoratori? E che effetto ha avuto la didattica da remoto sugli insegnanti, sulle relazioni tra compagni, sul rapporto tra educatrici o insegnati e genitori?”.

Sono tanti gli elementi che hanno cambiato e potenzialmente segnato la vita di grandi e piccini e per questo sono stati attivati numerosi servizi di sostegno psicologico in collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale per accogliere e provare a dare sollievo al disagio psicologico della popolazione. L’AIPPI ha partecipato insieme ad altre associazioni a questo servizio di ascolto gratuito, raccogliendo materiale clinico che ha portato a diverse riflessioni tra cui quella di creare un primo seminario on line con l’intenzione di riflettere insieme e comprendere l’impatto emotivo dei cambiamenti imposti dalla pandemia, restringendo il campo di riflessione al contesto scolastico.

Scopo del seminario, organizzato dall’AIPPI Sede Locale di Roma, è stato mettere in evidenza come l’impossibilità di attuare i consueti saluti e riti di passaggio della fine della scuola per via del distanziamento sociale abbia in realtà evidenziato il loro significato e la loro importanza nello sviluppo del bambino e dell’adolescente.

Il seminario si è articolato su due contributi principali: uno di stampo psicoanalitico da parte della dottoressa Suzanne Maiello (psicoterapeuta, membro fondatore AIPPI) e uno da parte della dottoressa Nice Terzi (psicologa, pedagogista). I due contributi hanno stimolato un’attiva e sentita partecipazione da parte degli psicologi, degli educatori, degli insegnanti, dei genitori a cui era rivolto il seminario.

Interessante notare come entrambi gli interventi abbiano messo in luce tematiche sovrapponibili, seppur provenienti da vertici osservativi e linguaggi diversi ma comprensibili in una sorta di “bilinguismo” comune nella riflessione di gruppo.

È emerso come il rito abbia una funzione di contenimento emotivo nei momenti di passaggio che sono caratterizzati da una cesura. C’è infatti un’interruzione che crea una fine e un nuovo inizio, un passaggio dal familiare all’ignoto che può essere fonte di interesse e gioia ma anche di ansia e paura verso ciò che ancora non si conosce.

Non è sempre facile affrontare le cesure e le angosce che possono emergere in questi momenti di rottura e transizione e in alcuni casi può prevalere la tendenza a vivere il tempo in modo circolare e ripetitivo; una situazione in cui, malgrado il fluire degli eventi, ci si ritrova sempre nello stesso punto. La stasi in un tempo circolare è rassicurante poiché evita di dover affrontare il passaggio verso il cambiamento, ma se prolungata impedisce lo sviluppo poiché in una temporalità lineare i cambiamenti permettono di lasciarsi alle spalle il passato per andare verso il nuovo, verso l’ignoto. Tutto questo può far paura ma è indispensabile per la crescita.  Il passato infatti non va perduto ma diventa il nutrimento per il presente e permette di affacciarsi al futuro con meno ansia perché contribuisce alla costruzione di un sentimento di identità stabile la cui struttura interna potrà evolversi con il tempo.

La prima e drastica cesura che si affronta nella vita è la nascita; essa può essere considerata come prototipo dei successivi cambiamenti che il bambino prima e l’adolescente poi dovranno affrontare. Nascendo, il bambino esce da una stasi all’interno di un contenitore accogliente per entrare in un luogo altro, sconosciuto e per alcuni aspetti perturbante, nel quale incontrerà però la propria madre in persona e aprendosi all’altro potrà continuare a creare un legame affettivo all’interno della nuova relazione madre-bambino. Gli elementi spaziali e temporali sono aspetti importanti nel determinare il passaggio e il superamento dei cambiamenti. Con la nascita abbiamo uno spostamento fisico da un luogo (l’utero, l’interno della madre) ad un altro (il corpo materno, l’ambiente familiare) ma inizia anche il conteggio dei giorni e poi degli anni di vita del bambino in un’ottica temporale lineare. Nella vita di un individuo il tempo lineare (lo scorrere della propria vita) e il tempo circolare (la ripetizione delle stagioni, i ritmi circadiani legati all’alternanza giorno-notte) si intersecano creando una circolarità che si muove in avanti come una spirale poiché dopo ogni giorno ne segue sempre un altro, ma ogni giorno è diverso dal precedente che si è concluso.

Il rito risulta dunque avere una funzione di contenimento delle angosce e delle ansie di separazione connesse al passaggio e assume la funzione di elaborare la perdita di ciò che è stato per permettere un’apertura verso ciò che sarà, mantenendo una continuità temporale della propria storia personale tra passato, presente e futuro. In quest’ottica, il rito di passaggio diventa un elemento propulsore di crescita. Si pensi ai rituali più comuni, come festeggiare la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo, oppure i compleanni in cui si spengono le candeline che rappresentano gli anni ormai passati ma si festeggia anche l’inizio di un anno nuovo. Quotidianamente ci sono poi i rituali della buona notte che aiutano il bambino ad affrontare le angosce di separazione e perdita per lasciarsi andare al sonno con la consapevolezza che ci sarà un domani e che dopo la notte tornerà il giorno. I rituali di passaggio, che siano di conclusione o di iniziazione, se sono condivisi aiutano a non negare le angosce legate alla finitezza del tempo a disposizione di ciascuno e ad elaborarle in modo collettivo. Il rito assume quindi anche una funzione strutturante dell’identità poiché fornisce una funzione di rispecchiamento e validazione sociale del nuovo stato di maturazione.

Il passaggio dalla vita familiare a quella scolastica è uno dei cambiamenti salienti dell’infanzia. Inizio e conclusione del percorso scolastico vengono ritualizzati attraverso l’inserimento al nido e tramite l’esame di maturità, che ratifica e riconosce socialmente il passaggio verso una situazione istituzionalmente meno definita poiché il ragazzo - dopo il percorso scolastico delle superiori - dovrà cominciare ad avere un ruolo più attivo nella strutturazione della sua vita.

Durante il seminario è stato approfondito l’ambito educativo della fascia di età 0-6 anni.  Si è visto come i vari rituali aiutino il bambino ad affrontare le angosce di separazione dall’ambiente familiare verso un ambiente diverso, nel qale entrerà in relazione con figure adulte nuove. Il tempo dell’inserimento con la sua struttura ritualizzata serve a grandi e piccoli per affrontare questo importante cambiamento ed andare avanti, così come il consolidamento della frequenza scolastica che è caratterizzato dai piccoli rituali della giornata strutturati con i loro tempi e i loro spazi (saluto, appello, merendina, ecc.).  All’interno di questo nuovo spazio (nido o materna) il bambino si ritrova in un luogo dove vengono ricreate le condizioni di un ambiente familiare grazie alla ripetizione sistematica dei vari rituali da parte delle educatrici e delle insegnanti che assumono un assetto interno di empatia e sintonizzazione affettiva in grado di aiutare il bambino a sviluppare nel tempo una capacità di regolazione emotiva interiorizzata che lo renderà in grado di affrontare i vari momenti di frustrazione. La ritualità continua ad essere così un fattore di crescita similmente a quello che avviene nelle interazioni madre-bambino durante la prima infanzia quando ancora il bambino non è uscito dal contenitore familiare. La mente del bambino si sviluppa infatti all’interno di una matrice relazionale caratterizzata dal rapporto, inizialmente privilegiato, tra madre e bambino, in cui la ripetizione di pattern di comportamento attendibili e stabili aiuta il bambino a sviluppare la propria mente.

Si può considerare proprio questo assetto interno dell’adulto con funzioni di accudimento e sostegno del bambino come l’elemento ponte tra psicoanalisi e pedagogia nel momento in cui viene posto l’accento sull’importanza della vicinanza emotiva nei comportamenti ripetuti e nelle routine caratterizzanti le prassi pedagogiche, considerandole non solo sotto il profilo delle abilità educative ma soprattutto in un assetto emotivo accogliente, partecipe di contenimento, modulazione e restituzione delle emozioni attraverso una continua e stabile interazione.

La funzione di contenimento emotivo e di strutturazione dell’identità è stata difficile da mantenere durante il periodo del lockdown, che si può considerare una cesura inaspettata e innaturale che ha portato a galla angosce catastrofiche potenzialmente traumatiche e difficili da superare. La presenza dei riti di conclusione e iniziazione come momento di condivisione collettiva è venuta meno all’improvviso così da aprire la strada al rischio di ritrovarsi in uno stato di sospensione all’interno di una ritmicità circolare. È proprio in assenza della possibilità di fare un movimento in avanti offerto dai riti grandi e piccoli che si è evidenziata la loro importante funzione.

Cosa succede in assenza dei rituali che garantiscono continuità, contenimento, strutturazione dell’identità personale, riconoscimento sociale? Cosa accade, ad esempio, se non si possono salutare le maestre e i compagni fuori della scuola o con la cena di fine anno? Se non ci si può ritrovare con i propri compagni a fare a gara di gavettoni per festeggiare la fine della scuola? Se l’esame di maturità perde il suo valore di riconoscimento pubblico del passaggio ad una maggiore libertà ma anche responsabilità? Queste alcune delle domande che sono emerse e che hanno fatto riflettere sull’importanza dei riti di passaggio.

In linea con il tema del seminario è emerso dagli interventi dell’uditorio come non solo i bambini, ma anche gli adulti abbiano sentito l’esigenza di mantenere una qualche forma di ritualità nel saluto di fine anno e nel passaggio da un ordine di scuola all’altro nel tentativo di ricostruire quella frattura traumatica nelle relazioni scolastiche, dovuta al lockdown.

Sono stati riportati gli esempi delle richieste da parte dei genitori della consegna del diario di bordo in cui viene racchiusa la storia del bambino nei suoi anni scolastici, l’organizzazione dei saluti al parco  in piccoli gruppi con gli insegnanti, gli espedienti narrativi di educatrici di nido che per congedarsi dai bambini regalano loro un racconto in cui cercano di dare senso all’eccezionalità di questa esperienza descrivendo il virus, un così temibile nemico, come “un re a cui occorre togliere la sua corona ” perché perda il suo potere e si possa tornare a giocare insieme. Ciò che è divenuto più chiaro al termine dell’incontro è che genitori ed insegnanti sono stati tutti accomunati dall’angoscia di fronte ad un passaggio e ad un futuro ignoto come quello prospettato durante la pandemia, riconoscendo a loro volta l’importanza della ritualità come forma di contenimento emotivo in forma condivisa e come mezzo per dare significato ai momenti di cambiamento in ogni fase cruciale della vita.

11/08/2020

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