Mazzoncini M.G. Relazione d'apertura al Convegno Nazionale 2014
Convegno Nazionale AIPPI 2014
IL LAVORO CLINICO
CON IL PAZIENTE E LA SUA FAMIGLIA
PROCESSO PSICOANALITICO ↔ DINAMICHE FAMILIARI
Giovanna Maria Mazzoncini
Relazione d’apertura del Convegno
Con grande emozione ma anche con grande senso di responsabilità avvio i lavori del Convegno che ha una duplice valenza, quella di trattare un tema così importante come quello che riguarda il lavoro con i genitori nella psicoterapia psicoanalitica dell’infanzia e dell’adolescenza, parte intrinseca del nostro modello psicoanalitico e quella di testimoniare la vita trentennale della nostra Associazione, un lungo cammino teorico e clinico che ha visto un progressivo sviluppo, molti arricchimenti ma anche difficoltà in un intreccio continuo tra tradizione e cambiamento. Il timore di comunicare in modo retorico o troppo celebrativo le mie riflessioni mi ha accompagnato lungo tutta la stesura, ma é anche presente la convinzione che vale sottolineare quanto il presente prenda forza e significato dal passato, se si impianta su di un passato come il nostro ricco di storia e di valore e quanto le radici servano per far crescere e sostenere il futuro, pertanto mi sono mossa tra ricordi e desideri di possibili sviluppi a partire dal presente .
Mi ha spinto la convinzione che le nuove generazioni possano costruire un’ ap partenenza vera se conoscono la storia e le radici della casa dove ognuno cresce e si forma, per continuare a far meglio e per spingersi sempre verso nuove aree di ricerca e conoscenza. E’ come un eredità che è fatica e patrimonio delle generazioni precedenti, dalle successive non va dispersa ma innovata rispetto alle nuove acquisizioni e alle nuove realtà. Certo mi ha costretto a ricostruire e a ripensare anche al mio percorso trentennale, a quali e quanti siano stati gli apporti più importanti da parte di maestri o da parte di esperienze che hanno lasciato un segno profondo.
Porterò alcune riflessioni sulla vita attuale della nostra Associazione e altre riguardanti il passato e altre ancora il futuro e pertanto è dal mio osservatorio che vi propongo uno sguardo a tre tempi.
Negli anni 1976 psicoanalisti e psicoterapeuti della Tavistock Clinic di Londra accettano la proposta di Gianna Polacco di iniziare un’intensa attività seminariale in Italia e lei rimarrà per molto tempo l’anima ispiratrice organizzatrice e docente dei corsi che, sempre di più in una semina allargata, si apriranno in varie città italiane . Inoltre la proposta di apprendere dai corsi osservativi, che comprendevano oltre al metodo osservativo anche la base teorica del pensiero psicoanalitico e la discussione di interventi in ambito lavorativo, era rivolta ad operatori di varie provenienze istituzionali e di diverse formazioni.
Vorrei ricordare che in Italia già un decennio prima una grande ventata riformatrice aveva scosso le certezze teoriche accademiche sulla malattia mentale, dopo anni di lotte finalmente veniva approvata nel maggio 1978 la legge Basaglia contro ogni forma di segregazione del malato mentale: il malato diveniva soggetto della sua salute e soggetto di diritti e nella esperienza infantile, unica in Europa, venivano inseriti nella scuola pubblica i bambini portatori di handicaps insieme a tutti gli altri .
Nel 59/60 si apriva a Roma la prima scuola di specializzazione in Neuropsichiatria Infantile aperta agli apporti del pensiero psicoanalitico, per merito di Ernesto Bollea che contribuì a creare una cultura, un passaggio significativo dalla nosografia descrittiva basata sul sintomo e sul comportamento ad una visione psicodinamica del mondo interno ed esterno nell’età evolutiva . Nel frattempo molti di noi con vera passione e non solo ideologica andarono a lavorare nelle istituzioni credendo nel valore del lavoro istituzionale pubblico, nella salute del gruppo sociale e delle famiglie, portatori di una profonda convinzione che il bene collettivo e sociale è strettamente collegato al bene psichico ma anche che un lavoro clinico rigoroso e onesto richiede formazione, ricerca e accettazione dei limiti e dei tempi lunghi per consolidare nuove esperienze.
I bienni osservativi Tavistock si sono inseriti in questo nuovo tessuto culturale e scientifico italiano e hanno aperto un campo di ricerca e di interesse e di insegnamento innovativo ed entusiasmante, legato all’esperienza diretta con il mondo infantile dove in primo piano c’é la vita emozionale, la relazione, il coinvolgimento, lo sviluppo psichico radicato nella vita sensoriale, corporea ed emozionale che si fonda proprio nella relazione. Fondamentale é l’apprendimento del metodo osservativo insegnatoci dai docenti inglesi che richiede una speciale condizione mentale dell’osservatore : immaginare, sognare, muoversi in un continuo tra il mondo interno proprio e l’esperienza osservativa della relazione madre bebè e bambino: significa imparare a dar senso al non verbale, al non agire e significa mettere in primo piano non solo l’oggetto da osservare ma il sentire emozionale dell’osservatore. Gianna Polacco fondatrice dei seminari osservativi, fu molto generosa nell’offrire numerose occasioni d’incontro anche con altri docenti e molti di noi hanno potuto ricevere da maestri come Martha Harris, Donald Meltzer, Arthur H.Williams, Beta Copley, Isca Wittenberg , Margaret Rustin, Anne Alvarez e altri ancora dal76 all’82, anno di fondazione dell’Associazione AIPPI e anche negli anni a seguire con diversa organizzazione. Ogni maestro ha dato un contributo specifico ed originale lasciando un’esperienza unica che richiederebbe un approfondimento . Accenno solo ad alcuni punti teorici per me fondanti ed alcune caratteristiche di ognuno . La teoria kleiniana portata dai maestri inglesi diventava viva e comprensibile perché partiva dalla clinica, concetti come posizione, scissione e identificazione proiettiva, oggetti interni, appresi attraverso la clinica diventavano chiari : infatti la forza del metodo teorico e clinico, che tutt’ora è quello nostro, deriva dall’ apprendere e dal radicarsi nell’esperienza clinica come ci insegnerà anche Bion . Il metodo osservativo veniva proposto come formazione di base con un messaggio forte che sintetizzerei come “impariamo a pensare, a dar significato alle emozioni e ai sentimenti, liberiamo la mente verso la ricerca e diamo significato alle esperienze.” La teoria psicoanalitica non deve essere un sapere astratto ma informare il modo di essere, di vivere, una scelta di vita , pensare e sentire e dar senso sono le basi del vivere, soprattutto abbiamo imparato come è possibile servirsene e applicarla in vari contesti tenendo come guida il setting interno . La mia esperienza osservativa era supervisionata da Gianna Polacco, da Marta Harris e altre volte in coppia con D. Meltzer. Mi è sempre stato utile quello che Marta Harris raccomandava, di non identificarsi troppo con il bambino e di non colpevolizzare le madri, raccomandava di accogliere il dolore e la difficoltà del percorso genitoriale minato da proiezioni e identificazioni a volte massicce, di cogliere e partire sempre dagli aspetti più vitali e funzionanti dell’altro per sopportare o accedere a ciò che vi è di negativo o doloroso . Meltzer spesso mi irritava nel seminario quando distanziandosi dal materiale che portavo iniziava a fantasticare e a portare associazioni e metafore . Solo in seguito capii quale modello creativo mi offrisse, quale spinta ad attrezzare la mente ad essere recettiva, mobile, specie nelle patologie gravi e con i bambini psicotici o autistici, alla ricerca di possibili spunti, immagini, arcaici significati che potevano mettere in moto un embrione trasformativo. Così anche Anne Alvarez con la sua profonda fiducia nel metodo psicoanalitico ci ha sempre insegnato come ogni apprendimento debba richiedere una grande libertà interna, non adesività, un pensiero libero volto alla ricerca e questo permette di perseguire esperienze teoriche e cliniche tali da costruire internamente una propria teoria psicoanalitica di cui fidarsi e nella quale fondare il proprio vivere personale e professionale. Beta Copley ci ha mostrato come l’arte e il teatro, la letteratura e aggiungerei tutte le espressioni artistiche e creative siano necessarie come cibo per la mente, il bello, l’artistico in tutte le sue forme . Un grande insegnamento ci è venuto da Isca Wittenberg quando nella consultazione secondo il metodo psicoanalitico, specie con i bambini piccoli e le loro madri, ha sottolineato il valore dell’esperienza in sé, la consultazione è un’ occasione di incontro emotivo e di pensiero , un’esperienza in cui collegare nessi e significati sulle proprie esperienze emotive che può già di per sé mettere in moto una ricerca in quanto può già avere una valenza terapeutica.Con questo grande bagaglio e nutrimento usufruito da molti di noi ma profondamente condiviso e ampliato, che spero sia passato ai giovani attraverso seminari e supervisioni, si è andata formando la nostra Associazione.
Maiello, Milana, Peluso, Pontecorvo e Petrelli, soci fondatori, hanno nel 1982 trent’anni fa, fondato l’AIPPI. La formazione attraverso seminari clinici e teorici ha sempre mantenuto l’importante modello del lavoro in gruppo, del pensare insieme e dell’attingere anche all’esperienza degli altri, esperienza emotiva e riflessiva del gruppo al lavoro. Ogni allievo ha uno spazio e tempo specifico per presentar nel gruppo il suo lavoro e tale tempo rimane indipendentemente dal numero dei partecipanti. Altri contributi alla formazione sono venuti da psicoanalisti SPI, alcuni formati e tornati dall’Inghilterra con formazione Kleiniana : sono stati supervisori e analisti di alcuni di noi e docenti di teoria ai quali va il nostro più riconoscente ricordo e il rimpianto dato che alcuni sono mancati: Adda Corti, Pierandrea Lussana, Luciana Bon de Matte, Lina Clements, Mauro Morra. Altri psicoanalisti come Anna Maria Galdo, Anna Baruzzi, Gina Mori, Gabriella Grauso tutt’ora e in passato hanno seguito e contribuito al nostro percorso. Molta di questa nostra storia è raccolta nel bel libro a cura di Maurizio Pontecorvo “Il modello Tavistok” che pubblicò con Ed Martinelli nel86, dopo quattro anni dalla fondazione dell’AIPPI: vi troviamo apporti di nostri soci e di altri come Jeanne Magagna, Marta Rhode e A.Hyatt Williams, un altro generoso docente. Contiene un insieme di articoli teorici e clinici che anche a distanza trentennale mostrano quanto già di passione, ricerca e apertura teorica vi fosse nella nuova associazione. Maurizio Pontecorvo ci ha lasciato un prezioso documento e una indimenticabile midrash sulla cacciata dal paradiso terrestre, dovuta alla perdita del libro della conoscenza, che i progenitori per disobbedienza persero e non seppero ritrovare.
“Lo ritroveremo se sapremo cercarlo,nel momento e nel luogo adatto, con dolore e fatica perché solo così il miracolo della conoscenza potrà di nuovo realizzarsi”, queste di Maurizio concludevano il suo intervento nel primo convegno AIPPI “Dolore e Conoscenza” del 1993 . Il suo congedo ci ha lasciato una riflessione che mi è d’aiuto : “Si può sopportare il dolore della perdita se ci rivolgiamo ai nostri oggetti interni buoni”.
In questo primo convegno già era forte l’impronta del pensiero bioniano , i lavori vennero pubblicati nel secondo libro dell’Associazione curato da Carla Candelori ed uscì nel 96 con preziosi elaborati Il primo Convegno riscosse grande accoglienza e il titolo stesso sottolineava l’indirizzo bioniano “è solo con Bion che viene ad essere formulata una specifica teoria della conoscenza,secondo la quale la frustrazione e il dolore risultano insiti nell’esperienza conoscitiva stessa” “ ogni conoscenza ha origine da esperienze primarie di carattere emotivo” (C.Candelori)
Se l’impronta freudiana e Kleiniana è sempre stata alla base della formazione dobbiamo al pensiero di Melzter nuove comprensioni sugli stati primitivi della mente, sull’autismo,sulla dimensione spaziale della vita mentale , lo sviluppo delle relazioni precoci . Fondamentale è stato il testo “il processo psicoanalitico di Meltzer del 71 e in seguito “ Stati sessuali della mente (75) “ Studi di Metapsicologia allargata,applicazioni cliniche del pensiero di Bion( 87) “che hanno aperto una comprensione del mondo psicotico e del funzionamento primitivo della mente . Lo sviluppo emotivo e intellettuale e cognitivo sono strettamente intrecciati : da qui un nuovo modo di considerare anche i disturbi del pensiero e dell’apprendimento. Attraverso Meltzer abbiamo compreso la complessità ma anche la forza rivoluzionaria del pensiero bioniano, dalla diagnostica nosografica alla conoscenza del funzionamento delle mente, dall’individuo alla relazione e al gruppo, concetti come contenuto-contenitore funzione alfa e costruzione dell’apparato per pensare alla vita sensoriale ed emotiva: sono patrimonio non solo torico ma clinico acquisito appartengono e fanno parte del nostro percorso formativo.
L’AIPPI ha trascorso il primo decennio dedicandosi all’approfondimento dell’esperienza clinica e formativa istituendo i primi corsi clinici. Un anno pietra miliare della nostra storia è il 1993 in cui viene riconosciuta la Scuola di Specializzazione (31/12/93) dal MIUR con sede a Roma e che si articolerà nelle sedi periferiche di Milano (giugno 95) e di Napoli ( luglio 2008). Infatti la spinta ad un decentramento verso il Nord e verso il Sud ha determinato l’apertura delle sedi periferiche oltre quella di Roma che in seguito si organizzano in Sedi Locali con un proprio regolamento e con uno statuto raccordato al Nazionale, una sede fisica , sedi di formazione in tempi diversi ma da subito fucine di iniziative scientifiche rivolte sia all’interno e all’esterno. La prima sede di formazione decentrata ancor prima della apertura ufficiale della Sede Locale è stata Milano fondata e organizzata da Gabriella Grauso che ha formato molte generazioni di allievi provenienti dalle regioni settentrionali. La sede di Milano si è sempre più attivata in un duplice sforzo di decentramento e collegamento al Nazionale, come sede decentrata di Specializzazione guidata da Laura Zuccarino e Paola Ferrigno, ora con la presenza esterna di Gabriella Grauso, ha sempre costituito un luogo significativo di iniziative scientifiche e di partecipazione dei soci del Nord . Un appassionato lavoro è stato ed è svolto da tanti soci e ne ricordiamo insieme alcuni come Santarone, Grossi, Dal Prà, Gatti ,Tavallini,Fiocchi,Piperno Reis, De Rossi, Zoni e tanti altri .
La sede di Napoli, nata dal gruppo di allievi dei primi corsi osservativi sotto la guida di Petrelli e Peluso e Simonetta Adamo, è sempre stata molto attiva dal punto di vista delle iniziative scientifiche. Nuovi soci e senior hanno sempre più reso vitale la Sede Locale di Napoli ora anche sede decentrata della scuola di Specializzazione e attualmente Lucariello, Palladino, Petrelli, Giusti, Tamajo, Pascale Langer, Guerriera, Vignale, Messeca, Zullo e tanti altri costituiscono un gruppo motivato e tenace. Ne ho nominati alcuni e spero che altri non si dispiacciano, forse ho nominato alcuni che sono in prima linea e più senior ma il lavoro è di molti altri soci che concretamente e in vario modo sostengono la vita associativa credendo nel nostro modello e nella nostra ragione di esistere.
Molti di noi ,senior, si sono resi disponibili ad insegnare anche in altre sedi,ad esempio nei corsi osservativi a Genova a Pordenone negli anni passati , in uno scambio utile alla vita associativa che si è andata sempre più arricchendo di iniziative scientifiche e molti soci hanno presentato lavori in varie sedi interne ed aperte all’esterno .
Nel 93 iniziarono le pubblicazioni di Richard e Piggle il cui progetto editoriale era stato elaborato e concretizzato da due associazioni, la nostra e la Sipsia, merito di generosi fondatori Giannotti, CarboneTirelli e Milana ,nell’intento di creare una conoscenza e una reciproco confronto teorico e clinico . E’ tuttora uno strumento importante che permette di far conoscere il nostro modello e di seminare pur nelle diversità dei vertici teorici e clinici il pensiero e l’operare psicoanalitico.
Tuttora la rivista ha grande diffusione, gli abbonamenti sono circa 600, alcuni Soci AIPPI partecipano al gruppo redazionale che è vivo grazie al grande lavoro di raccordo e promozione di Luisa Carbone direttrice della rivista e del segretario responabile di redazione Lorenzo Iannotta in collaborazione con il co-direttore Vincenzo Bonaminio.
Ricordo un altro evento importante il secondo Convegno AIPPI tenutosi a Napoli nel 1998 “Fantasia Inconscia e Conoscenza” curato dall’allora segretario scientifico Simonetta Adamo con contributi di Sabatini Scalmati , Grauso, Caccia ,Lucariello e altri in cui vengono presentati i temi legati alla concettualizzazione kleiniana che riporta al proto mentale , ai primordi della vita psichica, alle fantasie che partono dall’esperienza corporea. Se il primo convegno approfondisce il concetto di funzionamento della mente e la costruzione dell’apparato per pensare e l’apprendere dall’esperienza, il secondo ripropone il tema dell’origine della mente, della funzione della fantasia inconscia nei processi psichici elementari connessi alla sensorialità primitiva . Il terzo Convegno si tiene a Roma nel 2001 “Segnali di disagio nei percorsi di crescita fra gli 11 e i 14 anni” introdotto e diretto da Luisa Carbone : ha segnato una svolta importante in quanto ha ridato evidenza e posto ad un tema già molto sentito, ma non abbastanza lavorato nell’Associazione anche se già alcuni seminari sull’adolescenza erano inseriti nei programmi scientifici delle sedi locali ,specie di Milano e Roma. Anche questo convegno ha dato molto impulso e spinta per ulteriori approfondimenti ed ha aperto l’interesse verso il pensiero di psicoanalisti francesi, come D Houzel , Jammet ,Ladame e altri di lingua inglese come i Laufer, costituendo un ulteriore conoscenza verso questa fase complessa della crescita e del lavoro con i relativi genitori.
Il quarto congresso a Roma ZEROCINQUE( 2006) segretaria scientifica Iannotta ed Mazzoncini, allora segretario scientifico nazionale, propone il tema della prima infanzia nei vari aspetti preventivi e terapeutici , mostra la sofferenza infantile nel lutto e nelle separazioni, i disturbi del linguaggio e quelli dell’apprendimento, tratta il lavoro con i genitori attraverso la consultazione e durante la terapia, la relazione dei bambini con patologia organica, fattori mutativi e trasformativi . In questo convegno come nel precedente e anche in questo va sottolineato che si è scelto di dar voce a più soci e studenti ,partendo da un vertice comune in modo che ognuno porti un contributo e faccia l’esperienza di scrivere ,presentare il proprio lavoro ad altri.
Ho ricordato gli eventi storici dell’associazione che si tengono ogni cinquennio ma vorrei ricordare anche il grande interesse del programma scientifico annuale presentato oltre che dal Nazionale anche dalle Sedi Locali in cui è possibile trovare vivo e autentico l’interesse per la clinica e la teorica oltre che per i temi della tecnica come del setting , dell’interpretazione e del transfert .Particolare attenzione e interesse sono rivolti all’esperienza clinica con patologie gravi e verso gli stati psicotici : è presente sia nella nostra proposta di formazione sia in quella clinica l’importanza di approfondimenti, attraverso la ricerca e studio, degli stati primitivi della mente e della formazione del pensiero. A questo colleghiamo l’arricchimento di nuovi apporti della letteratura attuale ad esempio Ogden ,Bleger per citarne solo alcuni .
In questo lungo prezioso elenco non posso non sottolineare l’importanza del Master della Sede locale di Milano a cui danno prezioso contributo molti soci tra cui Susanna Maiello , Annalisa Grossi , Patrizia Gatti, Sabina Dal Prà Il Master ha le sue radici nella tradizione Tavistock che ha sempre ritenuto utile seminare l’applicazione del metodo psicoanalitico attraverso i Corsi osservativi anche ad altre figure professionali alcune delle quali potranno, con i requisiti richiesti ,accedere alla Scuola di Specializzazione
Altra iniziativa importante è il Centro Clinico della Sede Locale di Roma, attualmente il direttore è Sonia Lanzon, coordina i tre gruppi di discussione clinica dei casi in consultazione. Vi partecipano una trentina di studenti e soci che si riuniscono quindicinalmente : è una palestra d’incontro e riflessione e scambio tra senior e studenti ed è anche una fonte di possibilità per seguire dei casi e intraprendere una psicoterapia psicoanalitica .
Vorrei ricordare un interessante e vivace instancabile gruppo di letture mensili coordinato per anni da Massimo Armaro , della Sede Locale di Roma , che vede soci, studenti e colleghi esterni intorno alle esperienze di elaborazione delle riviste psicoanalitiche più importanti.
Per un breve periodo nella Sede locale un gruppo di soci ha dato vita ad un piccolo cineforum nella sede AIPPI aperto all’esterno sui temi dell’adolescenza: nonostante sia stato interessante, richiedeva forze giovani per continuare,speriamo che possa essere ripreso con più energia .
Un particolare riconoscimento va dato a tre importanti contributi resi all’associazione da parte di soci in modo discreto senza ostentazione ma di grande utilità e valore: mi riferisco al lavoro di semina proficua di Carla Candelori con il gruppo Abruzzese Iezzi , Berardi ,Cupello Castagna,in seguito rinforzato da altri soci più giovani, sia all’Università di Chieti con seminari tenuti da soci AIPPI sia a Pescara con iniziative scientifiche aperte all’esterno che hanno avuto buona risonanza e partecipazione .
Altra iniziativa promozionale viene attuata annualmente da Roberto Quintiliani a Morlupo paese dell’entroterra laziale attraverso un seminario scientifico tenuto da soci AIPPI e seguito da molti operatori dei servizi pubblici del territorio .
Altro intervento prezioso viene attuato da Annalucia Borelli attraverso un seminario di work discussion rivolto ad operatori e insegnanti a Frosinone : sono fatiche certosine ma sono importanti presenze e contributi in zone dove il metodo psicoanalitico e lavoro con bambini adolescenti e famiglie è ancora molto assente
L’associazione già da molti anni è presente in vari Convegni con altre associazioni sia come ente che come soci singoli.
L’AIPPI é parte della SIEFPP il cui presidente è Eugenia Marzano e della AGIPSIA con la nostra rappresentante Luisa Carbone . La prima vede riunite ben 12 Associazioni appartenenti a tre settori : bambini adolescenti, adulti, gruppi,con chiara matrice comune psicoanalitica. Siamo sempre stati presenti e il nostro contibuto rimane apprezzato ancor più oggi nella persona del Presidente che è nostra socia Eugenia Marzano.
L’AGIPSIA è l’associazione di più associazioni che si rivolgono all’adolescenza di indirizzo psicodinamico . Noi partecipiamo da sempre nella persona attualmente di Luisa Carbone al fine di ribadire e portare la nostra esperienza di terapeuti non solo dell’infanzia ma anche dell’adolescenza,come una nostra imprescindibile identità.
Altra esperienza e interesse per l’associazione è la ricerca sull’autismo : molto apprezzata è stata la partecipazione di Maiello ,Priori e Messeca al gruppo europeo sull’autismo INSERM che sia a Roma sia a Genova in un importante convegno hanno presentato lo stato dell’opera e stimolato in tutti noi molto interesse .
L’importanza della diffusione della nostra immagine e delle nostre proposte di formazione e di attività scientifica è stata sempre stimolata prima da Iannotta e ora da Silva Oliva e attuata attraverso mezzi più moderni e consoni ,ad esempio l’apertura di un sito che rappresenta uno strumento irrinunciabile di promozione e affermazione di tutta l’associazione .
L’elenco potrebbe essere più particolareggiato e lungo ma l’intento è sottolineare il grande lavoro che ognuno ha dato all’Associazione ma anche quanto ne ha ricevuto in cambio, quanto di formazione, di conoscenza, affettività, stimoli e opportunità di crescita e di maturazione . Sottolineo quanto la formazione ricevuta e il gruppo dei soci nel suo insieme costituiscano un saldo punto di riferimento affettivo e scientifico e come dicevo un grande patrimonio anche di vicende di vita e incontri, relazioni speciali tra persone Ma a questo punto ci troviamo a dover guardare avanti e se il cammino è stato faticoso e doloroso per perditee abbandoni di vario tipo lungo il cammino, ora è necessario che ci si renda conto che è necessario affrontare nuovi passaggi e ulteriori crescite . Il primo punto è come riusciamo a fare un buon cambiamento e consegna generazionale, fidandoci di più di quanto abbiamo fatto finora al contempo dando posto a nuove forze e nuovi progetti per riaffermare l’importanza del pensiero e del metodo psicoanalitico . In ogni epoca anche nella nostra e all’inizio in quella dei nostri maestri, la psicoanalisi ha dovuto subire attacchi ,svalutazioni e ostracismi . Sappiamo che la proposta di occuparci degli oggetti interni e dei valori affettivi e delle relazioni, del significato delle esperienze, della nascita e della morte, del dolore e della conoscenza è spesso incomprensibile in un mondo dove la vita non ha più valore, pervasa di violenza , dove gli adulti hanno rinunciato alla responsabilità, all’onestà e dove la crescita diventa una avventura caotica e spesso solitaria per molti giovani. Il compito più urgente che ci attende è quello di sostenere in ogni modo possibile, anche concreto, la formazione psicoanalitica dei giovani e ribadire che solo con un’analisi personale seria che è scelta di vita e non scelta scolastica, è affrontabile la sofferenza in questo tipo di lavoro, nostra e dei pazienti
Dobbiamo riprendere alcune esperienze che sembrano passate , riprendere un lavoro di scambio e semina con istituzioni e gruppi, riprendere con forza un lavoro interno ma anche rivolto al fuori . Più scambio e contatto con altre associazioni, da soli non si può essere incisivi e vitali . La ricerca clinica e teorica ci chiama verso nuove patologie che non conosciamo e verso modalità del vivere, verso un ambiente umano in continua trasformazione confusa e confusiva , attraverso nuove tecnologie che non comprendiamo in tutta la loro nociva potenzialità trasformativa e al contrario nella positiva utilità . Dobbiamo riprendere con umiltà una certosina ricerca partendo dai casi clinici perché di queste nuove realtà non abbiamo sufficiente esperienza e conoscenza In questa direzione si apre il convegno di oggi e propone appunto vicende umane non presenti pochi decenni fa come l’inseminazione artificiale , i figli di coppie omogenitoriali o omosessuali, figli con famiglie pluricomposte, , figli nati da ovuli congelati con genitore deceduto, figli prematuri …
Un altro lavoro importante riguarda la raccolta dei dati in modo sistematico, utilizzando metodi o strumenti psicoanalitici in modo da costruire tutta la documentazione clinica possibile su patologie gravi, ,specie di bambini autistici o con funzionamento autistico . Dobbiamo chiedere aiuto a colleghi esperti che ci possono aiutare a sistemare i dati, secondo una ottica usufruibile dal metodo psicoanalitico, altrimenti ogni volta il nostro ricco bagaglio di esperienza in questo campo viene accusato di mancanza di scientificità dimostrabile . Pertanto questa trappola tra quantità e qualità d’intervento e dimostrabilità va affrontata .
Vorrei concludere indicando un altro aspetto che ritengo vitale per il proseguimento della vita del gruppo ,formato da senior e dalle nuove generazioni di soci: l’apertura di un autentico confronto e profonda riflessione su quanto e come siamo cresciuti e cambiati in questi anni e se sulla base comune che ci lega alla strada maestra che va da Freud a Klein a Bion a Winnicott e altri pensatori, che ormai sono nel nostro DNA, ci ritroviamo tutti, una riflessione necessaria su come usiamo ora nella clinica gli strumenti analitici, quale vertice o modello teorico clinico personale abbiamo interiorizzato in questi brevi ma densi trent’anni: un confronto e una riflessione tra didatti, docenti e soci può aiutare a ripensare l’esperienze ma a introdurre cambiamenti e arricchimenti, può aiutare a come e a quali aree indirizzare meglio il nostro sforzo formativo e scientifico Quale uso, come quando e quale interpretazione ? quali cambiamenti di setting sono accettabili con il nostro modello ? il concetto di tranfert è cambiato ? Nel lavoro terapeutico con gli adolescenti abbiamo gli stessi punti teorici e clinici di riferimento ? Sull’uso dei farmaci? Sull’apporto delle neuroscienze ? sull’uso di strumenti tecnologici in seduta o setting online ??
Credo che potrei allungare ulteriormente l’elenco: questi sono solo degli interrogativi più frequenti ma è mio desiderio concludere che ritengo che anche tutti noi grati di aver avuto una ricchezza personale enorme da tutto ciò che ho ricordato, non possiamo fermarci appagati dalle mete raggiunte ma dobbiamo continuare la strada del confronto e della ricerca.
Buon lavoro e spero che le mie riflessioni suonino come un grande incoraggiamento e comunichino il mio profondo sentimento di gratitudine e di fiducia .
02/04/2014