Annie Anzieu ci ha lasciati

Annie Anzieu ci ha lasciati…

di Florence Guignard

 

Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 2019, Annie Anzieu ci ha lasciati. Discretamente, nel sonno, si spera senza soffrire.

La pensavamo eterna, tanto è consostanziale alla psicoanalisi francese, al femminile, alla psicoanalisi dell’infanzia e dell’adolescenza e, soprattutto, alla nostra SEPEA

Eccoci qua smarriti, tristi, all’improvviso chiamati a l’ordine del tempo che passa, e alla finitezza umana.

Lascia i suoi  vecchi analizzati nella pena, bambini, adolescenti e adulti, ma anche nella gratitudine per aver favorito in loro lo sviluppo dell’anima e del corpo. 

Lascia delle opere di riferimento, scritti da sola o con altri, su molti grandi temi della psicoanalisi: il corpo e la parola, il femminile, la separazione e il distacco, gli involucri psichici, il lavoro psicoterapico  con il  bambino, il gioco, lavoro scritto in collaborazione  con sua figlia Christine, e il disegno.

Lascia noi, suoi colleghi, suoi amici, coloro che ha sostenuto,  ai quali ha insegnato,  che ha incoraggiato, promosso, noi membri della SEPEA,  che non sarebbe mai nata senza di lei.

Io posso dirlo, poiché l’abbiamo sognata insieme e il sogno è diventato realtà. In due tappe: Anzitutto l’Associazione di Psicoanalisi del bambino (APE), che ha visto dieci anni di una bella e gioiosa esistenza piena di scoperte e fortune. In seguito la Società Europea per la Psicoterapia del bambino e dell’Adolescente (SEPEA), che voleva essere europea e lo vuole ancora, perché noi abbiamo creduto alle potenzialità di una Europa umana e sociale capace di trasformare interessi economici egoisti e sordidi a cui si è superficialmente richiamati, per riservare un posto adeguato agli ideali di cambiamenti scientifici e culturali.

 Membro titolare Didatta dell’Associazione Psicoanalitica di Francia (APF), Annie ha operato per decenni all’Ospedale della Salpetrière prendendo in psicoterapia analitica bambini e formando giovani praticanti in questo campo. Era stata introdotta a questo ruolo, pensato per lei, da Daniel Widlocher, che ci ha sempre sostenuto nella nostra lotta per il riconoscimento a pieno titolo della psicoanalisi del bambino.

E’ sotto la sua presidenza dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale (API) che Annie ed io siamo state elette membri Didatti dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale, per la formazione in psicoanalisi del bambino e dell’adolescente.

Preoccupate di rimanere fedeli alle nostre due Società d’appartenenza, APF per lei, Società Psicoanalitica di Parigi (SPP) per me, abbiamo scelto di impiegare le nostre energie nella trasmissione delle nostre competenze ai giovani colleghi iscritti alle attività dell’APE, in seguito della SEPEA, piuttosto che nella scissione per formare una nuova società che, secondo noi, non aveva ragione d’essere.

Della SEPEA, tu ne sei stata molte volte Presidente, per tutto il tempo in cui ero vice-Presidente- e viceversa: l’importante non è mai stato il titolo, e noi abbiamo sempre condiviso la funzione di presiedere al futuro di questa piccola nave che è la SEPEA- secondo il termine ben scelto da Xavier Giraut, suo attuale Presidente, che ringrazio per avermi chiesto di scrivere questo che deve chiamarsi tristemente un omaggio, che renderà ben poco e male ciò che ti dobbiamo, io per prima.

E se il nostro cammino non è stato sempre senza ostacoli, l’evoluzione della società civile sembra oggi darci ragione: l’esigenza metapsicologica del metodo psicoanalitico dovrà farsi strada attraverso condizioni economiche e culturali sempre più difficili della nostra società occidentale presente e futura, condizioni che non consentono se non eccezionalmente di proporre una cura-classica, mentre i bisogni  del mondo della vera terapia psicoanalitica diverranno sempre più acuti e tragici. A rischio  di sparire completamente, la psicoanalisi, per sopravvivere, dovrà esercitarsi principalmente nelle acque complicate   della psicoterapia psicoanalitica. Questo richiederà ai suoi praticanti un rigore di pensiero concettuale nella misura della loro capacità di adattamento a nuove condizioni.    Ora, Annie ed io abbiamo sempre pensato che la migliore formazione per divenire psicoanalisti a pieno titolo fosse l’esercizio della psicoanalisi con i bambini.

Annie, mi mancherai terribilmente, dovrò interiorizzarti ancor più per sopportare d’averti persa nel mondo esterno, e non so se gli anni che mi restano da vivere basteranno, ma mi impegnerò, come tu hai sempre fatto con coraggio di fronte all’avversità. Lo farò anche in onore dell’amicizia con Christine, tua figlia, che ha seguito i tuoi passi con tutte le sue energie e le sue competenze, e con la quale mi ritrovo con mio grande piacere al COCAP (Committee On Child and Adolescent Psycoanalysis) dell’API.  

Tra alcune foto che ho di te, cara Annie, ho scelto di inviare ai nostri amici della SEPEA quella scattata da un passante su nostra richiesta dieci anni fa, il 5 settembre 2009, su questa bella spiaggia del paese d’Arcachon che amavi tanto. Ci vede felici di stare insieme, scarmigliate dal vento dei pensieri in cerca di pensatori ed eccitate dal sole dell’estate.

Ovviamente, non è una foto molto convenzionale. Ma la nostra profonda amicizia non ha avuto niente di convenzionale, non più di quanto abbiamo voluto trasmettere.  Così sarà il mio tributo, cara Annie, che ti rendo con tutta la mia immensa gratitudine ed il mio affetto senza limiti.  

Chandolin, 11 novembre 2019

(Traduzione dal francese di Giulia Miceli)

19/11/2019

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